AL CONTRARIO

Lunedì – XXXI settimana del Tempo Ordinario
Quando ci sembra di aver capito come funziona la vita, quando ci siamo abituati a calibrare e orientare i passi in base alle previsioni e alle aspettative di cui si nutre continuamente il nostro pensiero, Dio — solitamente — si mette all’opera per sorprenderci. E per sovvertire quel mucchio di inutili rassicurazioni con cui tentiamo di addomesticare l’indomabile forza della vita, che quasi sempre ha ragione e ragioni da vendere. Anche quando i suoi scenari si modificano radicalmente. 

«Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia 
a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti 
a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia» (Rm 11,30-31)

Il ragionamento di Paolo è ispirato. Dio non è incoerente con se stesso e con i suoi doni. Semplicemente si prende la libertà di rivolgere ad altri l’offerta gratuita della sua alleanza, quando chi dovrebbe onorarla sembra opporre un secco rifiuto. Le parole di Gesù nel vangelo mettono il sigillo a questo di modo di fare, a questa sconcertante libertà interiore.

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini,
perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi» (Lc 14,12-13)

Rinunciare a invitare a tavola chi può contraccambiare la natura generosa dei nostri gesti è sintomo di aver assimilato il tratto più profondo del cuore di Dio, quello che ci costringe a una conversione degli istinti più prudenti e opportunisti. Talmente abituati a vivere secondo la logica della ricompensa — schiavi dell’apprezzamento e del consenso — rischiamo di dimenticare quanto può essere bello dare senza aspettarsi nulla in cambio. Un’autentica felicità!

«[...] e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.
Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (14,14)


In fondo, la vera scelta davanti a cui il Signore continuamente ci pone non è solo — e non è tanto — quella tra bene e male, ma tra una vita triste perché prudente e un’esistenza beata perché follemente abbandonata a criteri di gratuità. Di cui l’amore vive. 

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