PIUTTOSTO

Sabato – XXVII settimana del Tempo Ordinario

L’esclamazione di quella donna che interrompe il Signore Gesù proprio nel bel mezzo di un suo discorso, è più che condivisibile.

«Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato» (Lc 11,27)

Quanto è spontaneo e facile riconoscere fuori da noi stessi — dai nostri doni e dalla nostra storia — situazioni migliori di quella in cui noi ci troviamo. Quante volte ci ritroviamo a ritenere più fortunata la vita di chi ci sta accanto, chiedendoci stupiti come mai certe cose siano capitate a tanti ma non a noi. Lo facciamo continuamente, volgendo lo sguardo a destra e sinistra, operando paragoni e raffronti con chi ci sembra indossare i vestiti migliori, quelli che vorremmo anche noi addosso. Non sempre lo facciamo con invidia e bramosia, come (non) fa del resto questa donna senza nome. Tuttavia, il momento in cui corriamo il rischio di perdere di vista la nostra personale felicità, diventa per il Signore occasione di lapidari e profondi insegnamenti.

«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (11,28)

Il verbo greco con cui Gesù indica l’atteggiamento che deve succedere all’ascolto (fulasso) non fa riferimento tanto al fare, al mettere in pratica, quanto piuttosto al «custodire», al «fare buona guardia». Si tratta di quell’atteggiamento necessario ai pastori (cf. Lc 2,8) affinché il gregge non si perda o venga rapito da ladri e briganti. C’è un livello del cuore — dove si gioca molta della nostra vita — in cui bisogna imparare a dimorare con pazienza e occhi ben aperti, in guardia ma senza alcuna aggressività. È il luogo dove non siamo inferiori a nessuno, ma uguali a ogni altro fratello e sorella in umanità. Il posto dove impariamo a sentirci chiamati a cose grandi, alla comunione con Dio. 

«Allora voi saprete che io sono il Signore, vostro Dio, che abito in Sion, mio monte santo,
e luogo santo sarà Gerusalemme; per essa non passeranno più gli stranieri» (Gl 4,17)

Questo è ciò che piuttosto dovremmo considerare, quando smarriamo la coscienza di essere unici e profondamente amati. Che il Signore non abbandona mai nessuna periferia della terra che ha creato e redento a prezzo del suo sangue. Che nelle vicende, tristi o lieti, della vita noi siamo continuamente posti davanti a una decisione fondamentale: ascoltare il grido codardo delle nostre paure, oppure la voce di libertà del vangelo.

«Folle immense nella valle della Decisione, 
poiché il giorno del Signore è vicino nella valle della Decisione»  (4,14)

Commenti