RIFLETTERE BENE

Giovedì – XXV settimana del Tempo Ordinario

I desideri sono motori importanti. Nascono dagli occhi — sempre a caccia di qualche stella davanti a cui restare abbacinati — e muovono i piedi, armano le mani, invitano a stendere progetti. Ciascuno di noi ne ha esperienza. La figura di Erode, nel vangelo di oggi, ci segnala però un’anomalia che può presentarsi, proprio mentre siamo attraversati da qualche desiderio importante. È il rischio di cercare senza muoversi e senza coinvolgersi.

Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io;
chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?».
E cercava di vederlo (Lc 9,9)

La cronaca del vangelo, purtroppo, ci informa che questo desiderio apparentemente genuino — come tanti nostri sogni — rimarrà per Erode solo una bella, ma sterile pensata. Quando finalmente avrà l’occasione di vedere Gesù, inviato a lui da Pilato durante il processo, lo interrogherà con molte domande senza avere alcuna risposta, preferendo rinsaldare i legami con il procuratore romano piuttosto che cercare la verità.

Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo 
per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 
Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. 
C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. 
Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, 
poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 
In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; 
prima infatti c’era stata inimicizia tra loro (23,8-12)

Il profeta Aggeo, attraverso il quale la parola del Signore raggiunge un popolo sfiduciato dopo la grande prova dell’esilio, getta luce proprio su questa sottile accidia, di cui siamo facili prede tutte le volte che rimandiamo a dopo il momento di muovere i passi verso le cose grandi a cui il nostro cuore si sente chiamato. 

Questo popolo dice: «Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore» (Ag 1,2)

La sua argomentazione non trae spunto da principi o leggi, ma da una lucida constatazione. Il tentativo di rinviare il momento opportuno della scelta e della decisione non sta portando alcun frutto. Al contrario, sembra lasciare tutti profondamente inappagati. 

«Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco;
avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi» (1,5-6)

Se le cose stanno così — e le cose, ammettiamolo, stanno proprio così — fortunatamente resta una cosa da fare. Riguardare un’ultima volta la verità del nostro desiderio e la povertà della storia, fino a comprendere che siamo proprio noi la distanza che li separa. Noi ricolmi della grazia che Dio dona incessantemente ai suoi figli. 

«Riflettete bene sul vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa.
In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria, dice il Signore» (1,7-8)

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