RICOSTRUIRE

Venerdì - XXV settimana del Tempo Ordinario

Ricostruire è bello, elettrizzante. Infonde slancio al cuore sapere di essere partecipi di un progetto. Costruisce la nostra umanità, creata da Dio per plasmare il mondo e la storia. Però l’entusiasmo, sottoposto alla prova del tempo, conosce anche la fatica e lo scoraggiamento. Soprattutto quando ci si accorge che i risultati non sono quasi mai allineati alle previsioni. Il profeta Aggeo è chiamato da Dio a parlare al popolo e ai suoi capi proprio in questo momento, quando la ricostruzione del tempo tarda a portare frutto. Il coraggio viene infuso attraverso la voce di una sicura promessa.

«La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, 
dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace» (Ag 2,9)

In realtà lo scoraggiamento è capace di accendersi in noi non soltanto di fronte alle dilazioni di tempo — che la vita chiede a tutti di sperimentare e patire — ma anche quando le cose evolvono in maniera diversa da come noi le avevamo immaginate. Perché no, anche sognate. È proprio su questo punto che il profeta interroga e intercetta lo smarrimento del suo popolo.

«Chi rimane ancora tra voi che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore?
Ma ora in quali condizioni voi la vedete?
In confronto a quella non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?» (2,3-4)

Anche il Signore Gesù sente di voler interrogare i suoi discepoli, proprio dopo la notizia di Erode che voleva vederlo senza desiderarlo veramente. La domanda di Gesù parte dal generale, da quello che la gente pensa di lui, fino a offrire l’occasione ai suoi amici di esplicitare la loro personale convinzione. La risposta di Pietro è diventata storica.  

Pietro rispose: «Il Cristo di Dio» (Lc 9,20)

Pur essendo esatta, questa affermazione corre il rischio di non essere vera. Il Maestro spiega subito che la verità dell’incarnazione, più che un concetto è un modo di non cedere mai ad alcuna forma di ripensamento nella ri-costruzione del regno di Dio. Anche quando la sofferenza, l’esclusione e la morte dovessero diventare gli inevitabili orizzonti a cui si va incontro. Testimoniare la verità dell’amore dà più gloria a Dio di quanto possa fare l’amore della verità quando si lascia determinare dalla paura di morire.  

Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, 
dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (9,22)

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