CAMMINARE RADICATI

Martedì – XXIII settimana del Tempo Ordinario

La nota conclusiva del vangelo odierno è come una calamita che orienta tutta l’attenzione del nostro cuore e della nostra preghiera alla persona del nostro Salvatore. E ravviva il desiderio che l’incontro con la sua persona — sempre possibile nell’ottica della fede — possa essere anche per noi, in questo giorno, una sicura occasione di risanamento dei tessuti più logori, delle relazioni più sofferte. 

Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti (Lc 6,19)

Se una simile capacità taumaturgica è da imputarsi ovviamente alla sua natura divina, nondimeno può essere ricollegata anche al suo modo di interpretare e vivere la scelta di incarnazione nella nostra umanità. Prima di discendere nella pianura per incontrare e guarire i malati, il Signore Gesù sale sul monte e trascorre un’intera notte a pregare il Padre per poi trasformare alcuni discepoli nei Dodici, indimenticabili, apostoli. Non si tratta di una tecnica per realizzare un casting perfetto dei suoi collaboratori — uno di essi, infatti, sarà «il traditore» — ma di uno slancio del cuore per rimanere ben radicato nella nostra debolezza umana. È il medesimo consiglio che san Paolo rivolge ai cristiani di Colossi. 

«Fratelli, come avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui,
saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie» (Col 2,6-7)

Camminare radicati non è facile. Significa andare in avanti e in giù nello stesso tempo. Eppure è l’unico modo per non far rimanere le cose in superficie. Soprattutto le relazioni che ci chiedono continuamente di uscire dagli steccati della prudenza, per avventurarci negli spazi liberi della fiducia, unica terra dove possono fiorire cose nuove. Cristo ha scelto i Dodici come testimonianza di una volontà ferma di essere con noi sempre, nella gioia della nostra vita e nel dramma della nostra morte. Incantati da tanta disponibilità nei nostri confronti, anche noi oggi possiamo trovare la forza di rinunciare ai terreni belli e ordinati che potremo incontrare, per restare radicati nella povertà della croce di Cristo, dove finiscono tutte le nostre colpe e iniziano i nostri sogni più veri. Quelli che Dio desidera ancora realizzare. 

«Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe 
e delle non circoncisione delle vostra carne, perdonandoci tutte le colpe 
e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: 
lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce» (Col 2,13-14)

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