NON SPENTI

Mercoledì – XIX settimana del Tempo Ordinario

Il volto di Dio — verso cui noi tutti nutriamo talvolta paura e indifferenza — è per il grande profeta Mosè la terra in cui i passi del suo memorabile Esodo possono finalmente concludersi nella pace. Prima di morire, il Signore concede al suo servo la gioia di vedere la terra promessa, ma non quella di potervi entrare. Eppure questo segno è sufficiente a Mosè per addormentarsi senza alcuna tristezza, anzi con un palpabile sussulto di vita dipinto sul volto. 

Mosè aveva centoventi anni quando morì. 
Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno (Dt 34,7)

Un simile modo di morire — e quindi di vivere — non si può certo improvvisare. È il frutto di un cammino di maturazione davanti al Dio invisibile che ha saputo passare attraverso la logica del mistero pasquale, dove le cose tornano in vita dopo aver accolto la prova della sofferenza e del fallimento. La tradizione di Israele ha interpretato proprio così l’esperienza di Mosè, come la disponibilità a restare dentro i termini di un rapporto personale con Dio appassionato e trasformante.  

Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia,
per tutti i segni e i prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d’Egitto (34,10-11)

È proprio una questione di volto da esibire, il senso profondo dell’insegnamento che il Signore Gesà rivolge ai suoi discepoli nel vangelo di oggi. Ciò che a prima vista potrebbe sembrare il diritto di attuare un graduale allontanamento della mela marcia dal seno della comunità — primo cartellino giallo, secondo cartellino giallo, poi cartellino rosso ed espulsione — in realtà è l’invito a praticare una strategia per recuperare il fratello che sbaglia fondata su una crescente disponibilità di amore e di attenzione.

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo;
se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendo ancora con te una o due persone, 
perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 
Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità» (Mt 18,15-17)

Gesù spiega che al fratello peccatore occorre mostrare un riflesso autentico del volto del Padre. Per questo bisogna arrivare a poter coinvolgere anche tutta la comunità, se la carità dei singoli o di un gruppo ristretto non è sufficiente a testimoniare la misericordia celeste. Qualora anche questo impegno si rivelasse insufficiente, bisogna rimanere pieni di speranza. E guardare a lui con gli stessi occhi di Dio. Mai spenti di fronte ai nostri fallimenti, ma sempre desiderosi di farci tornare sui nostri passi per riprendere il cammino verso la terra promessa. 

«E se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano» (18,18)

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