SCENDERE

Venerdì – XIV settimana del Tempo Ordinario

Fare bagagli e partire è bello quando si è giovani, emozionante quando si va in vacanza, elettrizzante quando si parte per una importante missione. Ma è difficile quando si è anziani, una volta raggiunti quei punti di riferimento che sembrano garantire se non la vita, almeno una buona preparazione alla morte. A Giacobbe il Signore chiede di mettersi in cammino un’ultima volta prima di morire. Le conquiste e la tranquillità faticosamente raggiunte non sono il punto di arrivo, ma la penultima tappa. 

Riprese: «Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù 
io farò di te una grande nazione. Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare (Gen 46,3-4)

Giacobbe parte, con un enorme bagaglio di familiari, bestiame, beni, insieme a tutti i sentimenti e ai ricordi accumulati nel viaggio della sua vita. Giuseppe, il figlio perduto e amato, lo attende con trepidazione. Gli corre incontro, lo abbraccia e lo introduce nell’ultima tappa: il superamento di tutte le paure, persino quella che l’amore non giunga al suo compimento. 

«Posso anche morire, questa volta, dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo» (46,30)

Dopo aver audacemente carpito la benedizione del padre Isacco, Giacobbe si congeda dalla storia della salvezza dopo aver accettato, umilmente, di doversi esporre, giorno per giorno, a tutte le discese che, in quanto figli (di Dio) e fratelli (degli altri) siamo sempre chiamati a percorrere. Imparando la semplicità e la prudenza dei pellegrini. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; 
siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16)

Per affrontare le discese della vita occorre tanta capacità di saper discernere l’essenziale e prendere le distanze dalle cose che possono trattenere il nostro volo. Come i serpenti, che sanno rinunciare alla coda pur di salvare il capo e come le colombe, capaci di sollevarsi fino ai pascoli del cielo, senza paura di perdere contatto con la terra. Senza paura di quello che dovremo affrontare. Perché colui che ci invita a scendere è anche colui che, sempre, decide di scendere insieme a noi.

«Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte,
perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire:
infatti, non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (10,19-20)

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