BEATI NOI

Festa di san Tommaso apostolo

Ci vuole un certo coraggio per dirlo. Passare all’altra riva, schivare il fuoco e lo zolfo che scendono ogni tanto dal cielo sono esperienze che mettono a dura prova la pazienza di tutti. Eppure non tutti hanno la libertà di affermare la propria incredulità. Tommaso lo ha fatto, a nome di tutti. Soprattutto di chi resta — magari per sincera devozione — pavido di spirito. 

«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi 
e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 20,25)

Se l’incredulità non può certo passare per virtù, è altrettanto vero che può diventare molto sacro e prezioso il momento in cui noi ci ritroviamo a passare attraverso di essa. Almeno questo è quanto annuncia il vangelo di oggi. Varcando le porte chiuse della comunione ferita dei discepoli, il Signore Gesù mostra come la sua risurrezione sia una gioia che può — e vuole — riscattarci da tutte le separazioni che stiamo consumando nel nostro cuore. Persino quella che rischia di renderci estranei a noi stessi e all’interezza dei nostri desideri. 

«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco;
e non essere incredulo, ma credente!» (20,27)

Il Signore Gesù non si lascia mai intimorire quando proviamo a barricarci dietro i muri di protezione e di separazione che, con estrema facilità, impariamo a costruire per evitare di essere nuovamente smentiti dalla vita. Egli sa bene che ogni volta che fingiamo di accontentarci in realtà stiamo ascoltando solo la nostra paura di rimanere delusi e frustrati. Non certo le profondità del nostro cuore, creato per conoscere e lodare la fedeltà del Signore che dura per sempre. 

Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» (20,28)

Beati noi, che oggi ricordiamo questo vangelo. Nemmeno il dolore e la rabbia, fondamento di ogni incredulità, possono frenare la grande forza della risurrezione. Così come — e dove — siamo possiamo essere chiamati ancora e sempre a credere. Non nelle nostre capacità. Ma nello sguardo di chi non si stanca mai di sognare l’eternità non senza di noi. 

«In (Cristo Gesù) tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore;
in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,21) 

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