VASI DI CRETA

Venerdì – X settimana del Tempo Ordinario

L’insegnamento del Signore Gesù sul sesto comandamento, quello che vieta all’uomo la possibilità dell’adulterio, sembra riassumersi in estrema sintesi nella solenne e radicale affermazione che, se si vuole vivere l’amore fino in fondo e senza sconti, allora bisogna essere seriamente disposti a operare tagli sulla carne della nostra libertà. L’occhio e la mano — organi simbolici della capacità di valutare e di operare — possono persino diventare un ostacolo, se non sono a servizio di un cuore purificato dall’egoismo. 

«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. 
Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, 
ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,227-28)

È il cuore la profondità invisibile — ma non insondabile — nel quale siamo invitati a vivere con maggior lucidità e sincerità. Proprio nel fondo della nostra anima, dove maturano e si compiono quei processi interiori che danno forma alla nostra esistenza, siamo chiamati a una vigilanza coraggiosa, capace di riconoscere la matrice dei nostri desideri e, quindi, delle nostre azioni. Senza aver paura di tagliare e rimuovere qualsiasi cosa dovesse col tempo diventare un ostacolo, anziché un’occasione nel rapporto con Dio. Si tratta di scegliere con generosa fiducia la debolezza — e non la forza — quale condizione in cui rimanere docili alla volontà e alla missione di Dio.  

«Fratelli, noi abbiamo un tesoro in vasi di creta, 
affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, 
e non viene da noi» (2Cor 4,7)

Per essere vasi sacri in cui abita la gloria di Dio, occorre certamente molta docilità alle mani che ci plasmano, ma al contempo tanta bellicosa energia contro quella parte di noi stessi così abituata a evitare la morte per paura della croce da essere il nostro principale avversario nella buona battaglia della fede. Se vogliamo davvero entrare pienamente nella gioia della risurrezione non possiamo che consegnarci — senza alcun eroismo — allo stesso cammino di prova e sofferenza a cui il Signore Gesù si è offerto. Per spezzare la morsa invincibile delle nostre catene.  

«Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, 
perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale» (4,11)

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