VANTARSI

Venerdì – XI settimana del Tempo Ordinario

San Paolo ha proprio ragione! Arriva un momento in cui è necessario andare fieri delle cose su cui, da tempo, ci si sta giocando la vita. Giunge un’ora in cui vantarsi della forma che la nostra libertà sta prendendo non solo è ammissibile, ma addirittura necessario. Naturalmente c’è vanto e vanto. E sappiamo bene come il nostro cuore sia capace di inorgoglirsi per cose non deprecabili, ma certamente lontane dalla logica del vangelo: salute, benessere, bellezza, potere, lavoro. L’apostolo, dopo essersi votato alla causa del Regno, sembra ormai aver smesso di rincorrere ragguardevoli traguardi da un punto di vista umano, per vantarsi unicamente dei passi compiuti per amore di Cristo.

«Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, [...]
disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità» (2Cor 11,26-27)

Serve una luce per giungere a essere felici — persino fieri — delle cose che umanamente non desideriamo, né auguriamo al nostro peggior nemico. Per arrivare a leggere la realtà con sapienza, secondo parametri costruiti ai piedi della Croce e non fondati su logiche di successo e di prestigio. Guidato dallo Spirito, san Paolo giunge a una sintesi personale, che è paradigma per ogni discepolo del Signore Gesù.  

«Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza» (11,30)

Il Maestro, nel vangelo, ricorre a un’immagine per spiegare come le cose che entrano in noi — nella nostra vita e nel nostro cuore — debbano essere interpretate con un occhio semplice, provvisto di vera luce. Altrimenti, è molto facile iniziare a leggere la nostra storia con tristezza e rassegnazione, dando troppo peso all’«assillo quotidiano» (11,28) che la vita richiede e comporta. 

«La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso;
ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso» (Mt 6,19-23)

Solo con occhi raggiunti dalla luce della grazia, sappiamo affrontare i giorni accumulando tesori in cielo e non sulla terra, senza farci accecare dagli splendori effimeri di quaggiù. Vantandoci — senza diventare vanitosi — della gloria della croce. Il destino che, insieme a tutti, siamo chiamati a riconoscere e ad abbracciare. 

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