PROFEZIE

Mercoledì – XII settimana del Tempo Ordinario

Non è sempre facile capire se abbiamo imboccato la via stretta, che conduce alla vita, o quella larga, che ci fa cadere nella perdizione. Il Signore Gesù sa bene che il nostro cammino è segnato da questa costante difficoltà. Diventando uomo come noi, ha fatto esperienza della nostra cecità che spesso ci fa compiere falsi passi e molto dolorosi. Per questo ci suggerisce  un criterio per mantenere sotto costante verifica la nostra marcia. 

«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci!
Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7,15-16)

I profeti non sono indovini che conoscono in anticipo gli avvenimenti o cartomanti che possono intravedere gli sviluppi della libertà umana o, addirittura, quella di Dio. Svolgono un lavoro più modesto e, in fondo, assai più utile: rivelano l’andamento della storia, collocano gli avvenimenti dentro il disegno della volontà di Dio. I profeti sono importanti, perché non sempre ci è facile capire dove siamo e, soprattutto, dove dobbiamo andare. E poi, diciamolo pure, in tanti momenti la vita ci appare ostinatamente come una promessa mancata. È l’esperienza di Abram verso la fine dei suoi giorni, quando si accorge che priva di frutti è rimasta la sua casa.  

«Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli 
e l’erede della mia casa è Eliezer di Damasco» (Gen 15,2)

Il Signore risponde ad Abram, mostrandogli l’immensità del cielo con tutte le sue stelle e invitandolo a credere di nuovo all’impossibile: «Tale sarà la tua discendenza» (15,5). Poi sigilla questa parola con un segno profetico, passando come «forno fumante» e come «fiaccola ardente» (15,17) in mezzo agli animali sacrificati e divisi in due. Nell’oriente antico infatti i contraenti di un patto erano soliti passare tra le carni sanguinanti, invocando su di sé la sorte riservata a queste vittime, qualora avessero trasgredito il loro impegno. Il Signore Dio passando da solo tra le vittime divise da Abramo, afferma così che «la sua alleanza è un patto unilaterale» (cf Nota della Bibbia di Gerusalemme). Questa è la vera profezia. Questo fanno i veri profeti di ogni tempo: ricordano che «il Signore è fedele al suo patto» (salmo responsoriale), anche quando la storia sembra smentire questa speranza. Annunciano che proprio «uno nato da» noi (15,4) sarà la nostra vita piena. 

«Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi» (Mt 7,17)

Oggi, nella nostra assurda società, opulenta e mai sazia, siamo bombardati da molteplici profezie, che ci suggeriscono di andare a cercare la vita in cose futili e superficiali. Nessuno sa bene cosa sia la felicità, eppure tutti cercano di venderla e di comprarla. Siamo tutti commensali a questa grottesca mensa delle illusioni e delle vanità. La parola di Dio ci esorta ad aprire gli occhi e a essere vigili. Non c’è colpa grave nell’infilare le mani tra le spine cercandovi frutta buona. C’è invece enorme stupidità nel continuare a cogliere e ingoiare mazzi di rovi, che feriscono e umiliano la nostra umanità.  

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