RIUNITI

Sabato – V settimana del Tempo di Quaresima

Giunti ormai alle soglie della settimana santa, le promesse di Dio rammentate al profeta Ezechiele risuonano come un dolcissima speranza, comunque siano andati questi giorni di quaresima.

Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati 
e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra:
farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d’Israele;
un solo re regnerà su tutti loro 
e non saranno più due popoli, né saranno più divisi in due regni (Ez 37,21-22)

Se questa profezia storicamente si rivolge al regno di Israele, scisso in due dall’intestina opposizione tra Nord e Sud, a noi discepoli del Risorto queste parole non possono che evocare un altro destino ugualmente desiderabile: l’unificazione della nostra vita in una migliore e più stabile armonia, rispetto a quella dispersione di energie e di orientamenti che il tempo quaresimale ci ha sicuramente aiutato a mettere a fuoco. Il cuore frammentato in tante pietre di solitarie e violente è, in fondo, il nostro biglietto d’ingresso al mistero pasquale, il criterio soggettivo che costituisce il mistero pasquale nostra festa di salvezza. Quando Caifa cerca di tranquillizzare il sinèdrio, giustificando le mortali trame ordite contro il Signore Gesù, non si accorge di portare a compimento la traiettoria delle profezie di Ezechiele.

Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno,
profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione;
e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,50)

Le profezie non bastano però. Per vivere la pasqua come salvezza non è sufficiente ascoltare parole vere, né aver compiuto gesti di mortificazione dei propri disordinati appetiti e di carità verso gli altri. Subito dopo aver profetizzato il mistero pasquale, i Giudei decretano la morte di Gesù. Scelta che costringe Gesù a ritirarsi, aumentando l’attesa nei suoi confronti.

Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti della regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua 
per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: 
«Che ve ne pare? Non verrà alla festa?» (11,55-56)

È ormai vicina la Pasqua e anche noi, stando nel tempio della chiesa e delle nostre celebrazioni liturgiche, forse ci chiediamo se questa volta il Signore verrà a riscattare la nostra vita. Si tratta però — lo sappiamo bene — di una domanda abbastanza retorica. Quella vera è: ma noi, finalmente, ci saremo, per diventare finalmente una cosa sola con noi stessi e con gli altri? 

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