IL VISO A TERRA

Giovedì – V settimana del Tempo di Quaresima

L’itinerario compiuto da Abramo, nostro padre nella fede, rappresenta il cammino dell’uomo che accetta di giocare il compito della propria libertà insieme al Dio della storia. La corrispondenza tra le promesse ascoltate e credute e il loro compimento è uno scarto che il patriarca si trova a dover percorrere sempre in profonda solitudine. Le notti di Abramo sono  però puntualmente confortate dalla discreta presenza di Dio, che non tarda mai a offrire i sengi della sua fedeltà al suo servo.  

In quei giorni Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: 
«Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. 
Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, 
perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò» (Gen 17,3-5)

Il Signore sceglie di visitare Abramo, per rinnovare nel suo cuore la speranza, proprio quando il suo corpo si trova in uno stato di grande prostrazione. In quel momento, quando il cielo punteggiato di stelle non è più visibile mentre resta la sola evidenza della nuda e povera terra, Abramo è nuovamente pronto a ricevere la rugiada della Parola di Dio, sempre foriera di grandi e impossibili annunci.

E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re (17,6)

Abramo scopre di essere chiamato padre — per sempre e per tutti — col viso spalmato sulla superficie della terra. In quel liminare dove si compie il misteriso incontro con il cielo e i suoi imperscrutabili disegni. Perché è così che si scopre la nostra grandezza. Non sui piedistalli, né in cima alle preferenze, bensì col viso a terra, dentro la coscienza di essere con e come la polvere, là dove Dio può finalmente chiederci di pensare al dono della vita non come un tesoro da custodire, ma come un servizio da spendere per gli altri. Gesù nel vangelo afferma di conoscere bene il volto così umile e fecondo di questo pellegrino di Dio, che per noi tutti è il parametro dell’esperienza di fede. E lo indica come il luogo sicuro a cui volgere lo sguardo, per comprendere cosa significa ascoltare e credere. 

In verità, in verità io vi dico: 
«Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno» (Gv 8,51)

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