CHE SPETTACOLO

Venerdì santo – in Passione Domini

Ciò che la chiesa ogni venerdì santo medita e contempla è uno spettacolo (Lc 23,48). 
Sì, uno spettacolo d’amore e di vita. 
Nel corpo nudo, sconfitto e straziato di Gesù, 
noi abbiamo la rivelazione più infallibile di cosa Dio è: amore assoluto. 
Dio è uno che ci ama radicalmente, 
fino a ritenere la nostra vita più preziosa della sua.
Un Dio che abbandonato da tutti non maledice, ma perdona e continua ad accogliere. 
Che giustifica i suoi assassini, che prega per coloro che lo odiano.   

Giovanni racconta la passione e la morte di Gesù in modo particolare, 
tutta diversa da quella dei Sinottici. 
Non ci sono agonie nel Getsemani, 
interminabili processi davanti al sinedrio, 
cirenei costretti ad aiutare il Maestro. 
Nella sua passione Gesù sembra pienamente attivo e cosciente. 
Anzi, sembra essere lui il regista assoluto di tutto quanto accade. 

Giovanni racconta la passione di Gesù come un lungo processo, tutto al contrario.
Colui che dovrebbe essere arrestato, si consegna volontariamente.
Coloro che dovrebbero porre domande vengono interrogati.
Chi cerca di scrollarsi di dosso le responsabilità è costretto a rinnegare, soprattutto se stesso.
Chi detiene il potere dimostra di essere solo un burattino senza libertà.

Così, mentre Gesù cammina verso il Golgota,
si scopre che egli non sta per salire su un patibolo, ma su un trono.
Gesù appeso alla croce è Re, è il nostro re.

Ecco l’uomo, dice di lui Pilato.
Sì, proprio così. 
Questo è l’uomo: ciò che ogni uomo è chiamato a essere.
Uno che non salva se stesso ma gli altri.
Uno capace di amare tutti. 
Il venerdì santo noi ricordiamo che Gesù non è morto. 
Il silenzio dopo la crocifissione non è il sono muto di una sconfitta.
Ma la quiete prima delle tempesta. 
Gesù entrerà nella terra pieno di amore. 
E l’amore non può restare prigioniero del sepolcro. 
L’amore risorge. 

Davanti a questa verità, siamo tutti costretti e invitati a batterci il petto,
a dichiararci come moneta falsa, contraffazione d’umanità.
Mostrandoci come si muore, la croce di Gesù vuole misurare la verità del nostro vivere. 
Perché solo chi ha una ragione per morire ha anche una ragione per vivere. 
Lasciamo che le nostre paure si spengano, davanti al corpo offerto del nostro Salvatore. 
E che, con Lui, risorga il nostro desiderio di amare ancora, dopo aver già amato.

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