DISCUTIAMO

Martedì – II settimana del Tempo di Quaresima

Oggi la parola di Dio ci raggiunge con forza, denunciando la nostra ostinazione nella trappola del ritualismo o del formalismo religioso. La voce scomoda e netta del profeta Isaia ci ricorda che il cielo attende un cambiamento sostanziale e non formale della nostra vita.

Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. 
Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada (Is 1,19-20).

Per noi è difficile capire che questo modo di rivolgersi a noi con estremo realismo non contiene alcuna accusa, ma solo il desiderio che la nostra vita si converta al meglio, qualunque siano le sue premesse e le circostanze attuali. 

Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. 
Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana (1,18)

Chissà perché ci risulta così difficile credere che Dio voglia davvero prendersi cura della nostra povertà e preferiamo arrangiarci in qualche modo, tentando di rimuovere da soli l’evidenza delle nostre magagne, oscurando i peccati e trascurando il senso di colpa che ne consegue. Anziché imparare umilmente a fare il bene, proviamo a sollevarci sulle punte dei piedi, mendicando un nome con cui sentirci superiori agli altri, rassicurati nella nostra paura di non valere niente. Vizio antico e inutile, affermava già a suo tempo il Maestro Gesù.

Ma voi non fatevi chiamare «rabbì», 
perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8)

Se proprio vogliamo porci in un rapporto che ci faccia stare e sentire meglio, ci conviene accettare la proposta di un Dio e accogliere la sua parola che, davanti ai nostri passi ancora incerti e bloccati da logiche di paura ed egoismo, si leva forte e serena, come la più bella delle profezie. Perché è l’unico invito che siamo in grado di accettare senza sentirci già condannati e che può generare concreti e gioiosi percorsi di conversione.

Su, venite e discutiamo — dice il Signore (Is 1,18)

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