IL GIORNO DEI MORTI

Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Per un giorno. Almeno per un giorno, la morte entra in scena come porzione sacra della nostra avventura umana. Non semplicemente mostrata, non banalmente raccontata, non pavidamente camuffata e rimossa. All’ombra dei santi — festeggiati ieri come una beata schiera — oggi la comunità cristiana commemora tutti i fedeli defunti, quei fratelli e sorelle la cui umanità è già entrata nella luce del mistero pasquale di Cristo. Giorno di ricordi, di preghiere, di visite al cimitero, la memoria dei morti è, in realtà per noi cristiani, drammatica e dolce presa di contatto con «l’amore di Dio», quel regalo che nel giorno del battesimo «è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5). 

Il ricordo dei nostri cari scomparsi ci conduce inevitabilmente «incontro alla morte» (1Cor 15,31) e al suo potente mistero. Nessuno discorso riesce ad attenuare il volto temibile di questo destino che tutti ci attende e che ai nostri occhi appare soprattutto temibile e invincibile. Nonostante la fiducia in Dio e nelle sue promesse, l’ascolto della Parola e le preghiere, la morte rimane anche per i credenti evento oscuro e tragico, di fronte a cui si solleva l’impeto indomabile della paura. Ma non è tanto la morte ad atterrirci, quanto la sofferenza che la prepara e l’accompagna. E soprattutto la coscienza che le cose vissute, toccate insieme a coloro che abbiamo amato possano e debbano svanire all’improvviso. Infatti la morte non è soltanto un verbo che si declina al futuro, nel giorno in cui anche noi dovremo lasciare questo mondo, ma anche al presente. In infiniti modi e in molteplici occasioni ci accade di morire a noi stessi, a quello che speravamo, ai progetti che avevamo faticosamente imbastito. 

Il vangelo però — cioè la memoria di quanto Gesù ha detto e fatto — è capace di consegnare una certa «speranza» che «non delude» (Rm 5,5) il nostro cuore: «Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,40). Il Signore non ha eliminato la morte dall’esperienza umana. Ha invece aggiunto a essa un’altra formidabile esperienza, quella della risurrezione, evento impensabile e impossibile ai nostri cuori «ancora deboli» (Rm 5,6). Perché in Dio c’è un unico, roccioso desiderio: che nessun uomo si «perda» (Gv 6,39) nella disperazione e nel dolore. E se già le promesse sanno infondere una certa consolazione, Dio ha voluto dimostratrare «il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). Questo è l’evento che fa esplodere una luce nelle tenebre, che accende speranza nell’imbroglio dei nostri giorni e nella fragilità dei nostri cuori. 

Mossi da questa speranza, che ha trasformato e reso bella la vita dei santi, noi oggi volgiamo il pensiero ai nostri cari defunti. Trasformando paure, ricordi, sentimenti in preghiera. In dolce e fiduciosa attesa di incontro con il Dio vivente.

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