NUDO

Lunedì - XXVI settimana del Tempo Ordinario

La professione di fede con cui il giusto e saggio Giobbe si lascia toccare dal male senza farsene schiacciare appare quasi eccessiva, nel suo rivestimento poetico e nel suo linguaggio teologico. Eppure risuona profondamente vera nel suo slancio di fede e di affidamento a quel Dio riconosciuto fonte e origine di tutte le cose.  

«Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!» (Gb 1,21).

I momenti di sofferenza hanno talvolta la capacità di trascinarci improvvisamente a terra, liberando paure e risentimenti repressi. Al contempo sanno spremere i muscoli del cuore al punto da estrarne anche il nettare migliore, le parole che nei pomeriggi assolati non sappiamo mai dire. Se ne accorge anche il Signore, quando intuisce che i discepoli non riescono affatto a sintonizzarsi con la parola della croce, tutti intenti a definire chi è il più grande tra loro. Il Maestro indica la piccolezza e la nudità di un bambino come la misura dell’essere realmente grandi agli occhi di Dio.

«Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me;
e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato.
Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande» (Lc 9,48).

È una lezione difficile da ascoltare e assimilare. Lo spirito di contesa e di gelosia brucia talmente forte dentro di noi che nemmeno ci rendiamo conto di quanto passiamo il tempo inutilmente a gettare impedimenti sulla vita altrui, perché ci appare incompatibile e ostile alla nostra. Lapidaria, mitissima, la replica del Signore Gesù. Talmente facile da non dover nemmeno essere decifrata: ciò che non è contro, è sempre a favore. Anche quando non sappiamo ancora vederlo. O, più realisticamente, a riconoscerlo. 

«Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi» (9,50).

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