Lunedì della III settimana - Tempo di Quaresima


SDEGNO


Quanto sdegno nella liturgia di oggi! Il più evidente è quello degli abitanti di Nazaret che, oltre a non saper accettare Gesù come un profeta, si adirano tantissimo quando viene smascherata la loro riluttanza. 

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno.
Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte,
sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù (Lc 4,28-29).
Altri due episodi di indignazione sono invece raccontati nella vicenda di Naaman, il comandante dell’esercito del re di Aram, affetto da lebbra. Avendo saputo che in Israele c’è un profeta (Eliseo), il re di Aram invia il suo ufficiale malato, insieme a una lettera di raccomandazione. Non appena la riceve, il re d’Israele va su tutte le furie e si straccia le vesti. Serve la ragionevolezza e la mitezza di Eliseo per far tornare la calma.

«Perché ti sei stracciato le vesti?
Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele» (2Re 5,8).
Sorprendentemente sarà proprio il comandante lebbroso ad avere l’ennesima reazione di risentimento, quando riceverà l’ordine di immergersi sette volte nel Giordano, deluso dalla semplicità della richiesta e dallo scarso cerimoniale con cui il profeta ha deciso di comunicare con lui. Questa volta sono i servi a placare lo sdegno di Namaan e a convincerlo a obbedire.

«Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l’avresti forse eseguita?
Tanto più ora che ti ha detto: “Bagnati e sarai purificato”» (5,13).
Entrambi i racconti si risolvono bene. Naaman si convince e si immerge nel fiume: «il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo: egli era purificato» (5,14). Da parte sua, il Signore Gesù non si lascia né scalfire, né intimidire dal rifiuto e prosegue dritto per la sua strada: «Ma egli passando in mezzo a loro, si mise in cammino» (Lc 4,30). 


Il messaggio racchiuso nelle Scritture di oggi è abbastanza chiaro. Se smettiamo di aspettarci dalla vita qualcosa di nuovo, scivoliamo facilmente nell’indignazione di fronte ai segni e alle obbedienze disseminate sul nostro cammino. Diversamente, se il nostro cuore resta aperto ai doni e alle sorprese di Dio, i nostri passi non si fermano. E, senza voltare le spalle a nessuno, possiamo imparare a rimanere fedeli a Dio e pure a noi stessi. Senza alcuno sdegno. 

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