SECONDO DIO


Dopo essere stato riconosciuto come Cristo dal cuore intuitivo dell’apostolo Pietro, Gesù si premura di precisare subito quale tipo di Messia egli intende essere e diventare. Lo fa apertamente davanti a tutta la comunità dei discepoli. 

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente (Mc 8,31-32)
La stessa puntualizzazione risuona sotto forma di domanda nella lettera di Giacomo, che affronta con altrettanta franchezza il problema dei favoritismi personali all’interno delle prime assemblee cristiane, fondati sulla distinzione tra poveri e ricchi. 

Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?» (Gc 2,2-4)
La reazione di Pietro — sempre anticipatrice e rappresentativa di quella dei discepoli di ogni tempo —   a questa esigenza del vangelo è assolutamente negativa, soprattutto ignara che la povertà dei fratelli sia da accogliere al pari di quella vulnerabilità a cui è destinato ogni percorso di amore. 

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,32-33)
Non dobbiamo mai dimenticare che il Signore Gesù non ha scelto la povertà come ambito in cui esercitare la propria carità, ma come condizione da assumere personalmente per esprimere la libertà del suo cuore tutto orientato verso di noi. Per questo la logica della croce secondo Dio non è una sconfitta da temere, ma una splendida ostinazione di cui l’amore vero è capace.  

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