III Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Gn 3,1-5.10 / Sal 24 / 1Cor 7,29-31 / Mc 1,14-20

IL TEMPO ARROTOLATO


Se possiamo ri-conoscerci davanti alla voce del Signore con un nome nuovo e nostro — secondo l’insistito annuncio di domenica scorsa — allora significa che possiamo  anche ricominciare ad assumere il cammino della vita, fiduciosi che nel solito mare in cui gettiamo reti e speranza, forse possiamo imparare a riconoscere cose belle e nascoste. 
Non certo da soli, ma camminando dietro a Gesù, Signore e Maestro. 
In un tempo ormai speciale, riempito dalla sua presenza e dalla sua parola.

Tempo concesso
Tutti vorremo realizzare dei cambiamenti nella nostra vita, ma ci accorgiamo di quanto le cose — noi per primi — oppongano un sistematico rifiuto a ogni tentativo di variazione sul tema. Ciò risulta abbastanza paradossale, nella cornice di un mondo dinamico e tumultuoso, che si nutre in modo spasmodico di cambi e trasformazioni, quasi sempre più apparenti che reali. 
Il libro di Giona ci parla di un profeta indolente a cui il Signore affida  l’impossibile missione di annunciare alla grande capitale del regno assiro la sua imminente ira: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta» (Gn 3,4). Non c’è né richiesta, né comando, eppure i cittadini «credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli» (3,5). Questa creativa accoglienza del divino avvertimento ha una sorprendente conseguenza: «Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece» (3,10).  
Sì, Dio è disposto a cambiare. Non è un motore immobile, un principio assoluto, un freddo e insensibile sovrano. Dio modifica la sua libertà in relazione alla nostra. Il tempo della nostra vita in questo mondo ci è dato anche per accorgerci di questo, di quanta fiducia il cielo abbia nei nostri confronti. Di quante infinite, continue occasioni di ripensamento e cambiamento, di crescita e di maturazione, ogni giorno riceviamo. 

Tempo compiuto
Ciò che ha suscitato misericordia e clemenza nei confronti di Nìnive, secondo il racconto biblico, è stata la conversione dei suoi cittadini. Nel vangelo, troviamo un radicale superamento di questo schema, dove non è più l’iniziativa dell’uomo, ma quella di Dio il fattore che scatena e libera il processo di conversione: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). 
I primi discepoli sembrano aver capito esattamente il senso di queste parole. Due di loro (Simone e Andrea) mollano le reti della solita pesca quotidiana e si avventurano per sentieri antichi e nuovi: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (1,17). Altri due fratelli (Giacomo e Giovanni) smettono di riparare gli strappi della loro rete e decidono di lasciare il «padre» per dare finalmente ai loro giorni un nuovo principio: «e andarono dietro a lui» (1,20). 
Non sono invasati, non confidano in un magico riscatto. Sentono, semplicemente,  profumo di vita in un’altra direzione. E accettano che sia giunto il momento di fare un balzo in avanti. Infatti, i grandi cambiamenti che mettono in moto lunghi viaggi, aprendoci a inattesi orizzonti, si fanno in un attimo, a partire da un’intuizione che cambia il nostro modo di vedere e capire le cose di sempre, regalandoci il coraggio di imboccare nuovi sentieri. 

Tempo arrotolato
La pretesa del vangelo sta tutta qui, come scrive San Paolo: «Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve» (1Cor 7,29). Il verbo greco a cui ricorre l’apostolo è di grande efficacia, e potremmo tradurlo in altri modi: il tempo si è arrotolato, si è ristretto, si è condensato. Se il Signore ha deciso di essere presente nella nostra realtà, nascono alcune drastiche conseguenze: «D’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero» (7,29-30). In queste paradossali parole — che ci costringono non a desiderare altro ma a cercare un altro significato per le cose di tutti i giorni — siamo richiamati a una certa urgenza. 
È una grande illusione pensare di avere tanto tempo a disposizione per convertirsi, e gingillarsi troppo a lungo in cose di basso profilo. La vita in questo mondo è un soffio, e Cristo l’ha riempita di un amore che chiede di essere accolto. La sua voce preme alla nostra porta e vuole salvare la nostra vita che, inevitabilmente, precipita verso la noia e la morte fino a quando non (ri)trova la su verità. 

La liturgia di questa domenica è terribilmente chiara. Le cose, per noi e per tutti, possono cambiare. E possono farlo ora. Non esiste altro e non c’è altrove dove sia più facile trovare le risposte migliori alle domande che da tempo ci sono state consegnate. Possiamo scrivere una storia più bella. Possiamo costruire un mondo migliore. Non da soli, ma seguendo quel Dio che ci ama e chiama a camminare dietro di sé, nella splendida via del vangelo e della croce. Diventando figli dietro al Figlio. Mossi dallo Spirito.

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