Martedì - XXVI settimana del Tempo Ordinario - Anno I

Zc 8,20-23 / Sal 86 / Lc 9,51-56

CONVINZIONI


Il vangelo di ieri ha rappresentato i discepoli nella brutta abitudine di percepire le circostanze sempre sfavorevoli e gli altri come potenziali avversi. Il Maestro Gesù si è messo in dialogo con questa attitudine proponendo di sostituire la legge del più grande con quella del più piccolo, specificando che è possibile leggere ciò che nella realtà non ci è contrario come favorevole. Il vangelo di oggi ci mostra come il passaggio a questa mentalità sia tutt’altro che facile e immediato. 

Appena sentono che i Samaritani non sono disposti a stendere il tappeto rosso per far passare il Maestro nei loro territori, i discepoli Giacomo e Giovanni ritengono che almeno in questa circostanza sia legittimo adottare provvedimenti disciplinari: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Lc 9,54). Senza pensarci troppo, con una immediatezza che tradisce una mentalità consolidata, i due discepoli si sentono in diritto di chi si sta ponendo oggettivamente contro di loro e contro Gesù e suggeriscono di escludere gli avversari fino a invocare la loro cancellazione. Naturalmente il Signore è di altro avviso e non accoglie una simile proposta. Egli è persuaso che il regno di Dio si possa e si debba accogliere liberamente e non per costrizione. Per questo, proprio nel momento in cui ha ormai assunto «la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (9,51), prende assoluta distanza da qualsiasi intransigenza che non sia quella verso la propria, personale paura di mettere la vita a servizio del vangelo.

Nella sua decisione di camminare speditamente e decisamente verso il suo mistero pasquale, il Signore Gesù è in piena sintonia con la voce dei profeti. Come quella di Zaccaria, che a un popolo profondamente scoraggiato dalle fatiche della ricostruzione, dopo l’esilio babilonese, fa una generosa iniezione di autostima. Prova a convincerlo che, sebbene al presente si senta debole e diroccato, ben presto saprà tornare alla forza e allo splendore di un tempo. Addirittura, «in quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: “Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi”» (Zc 8,23).

Sì, perché le convinzioni quando sono profonde, quando intercettano il cuore e il pensiero di Dio, sono piene di pazienza, profumano di mitezza. E, al contempo, sanno esprimersi in atteggiamenti risoluti, come quello con cui Gesù reagisce alla brutta preghiera dei discepoli con estrema durezza: «Si voltò e li rimproverò» (Lc 9,55). Ogni volta che vogliamo servirci di Dio per mascherare le nostre immaturità, anziché metterci a servizio della giustizia e della fraternità umana, le nostre devote richieste non meritano altro che questo: essere misericordiosamente ignorate. 

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