Martedì - VII settimana del Tempo Ordinario

Letture: 2Cor 8,1-9 / Sal 145 / Mt 5,43-48


SALTO IN ALT(R)O



La Pentecoste ci ha ricordato che noi discepoli abbiamo un’importante missione affidataci dal Risorto. Non solo. Che proprio nell’accogliere questo incarico, un respiro nuovo è pronto a invaderci e a guidarci. Il vangelo di oggi si inserisce sulla stessa frequenza, facendoci ascoltare i giganteschi inviti del Maestro a non accontentarsi delle mezze misure in fatto di amore: «Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,46-48).


Dopo averci mostrato nel mistero pasquale la gratuità dell’amore, il Signore Gesù ci suggerisce di non mettere nel cassetto la calcolatrice, né tantomeno di rinunciare a sogni di gloria e di grandezza. La nostra vita infatti si attiva con molta naturalezza quando c’è in palio una «ricompensa». Le nostre energie si scatenano non appena ci sentiamo chiamati a qualcosa di «straordinario». Anzi, proprio la mediocrità degli orizzonti che ci vengon posti davanti o ai quali ci rassegniamo trasforma i nostri giorni in una corsa stanca e depressa. Il Signore sa che la nostra libertà si riscatta solo quando scorge davanti a sé un fine degno di essere perseguito. Anche il gioco dell’amore non è esente da questa legge. Soltanto che nell’amore, a un certo punto, tutte le cose si invertono, come ci ricorda la prima lettura.


Paolo fa pubblicità alle Chiese della Macedònia, dichiarando come la «gioia sovrabbondante» che in esse circola ha trasformato «la loro estrema povertà» in «ricchezza della loro generosità» (2Cor 8,2). Paolo è felice che questi cristiani, sebbene di modeste condizioni, abbiamo condiviso «spontaneamente» (8,3) i loro beni, a causa dell’amore di Cristo. Questa semplice «premura» (8,8) è la messa in pratica di quella perfezione di cui parla oggi il vangelo. E ci ricorda che per volare alto nelle relazioni non ci serve qualcosa, ci basta la nostra povertà! Infatti donare con naturalezza e allegria è qualcosa che possiamo soprattutto quando ci sembra di non avere nulla. Infatti, proprio allora, diventiamo capaci di offrire il regalo migliore: noi stessi. Siamo sempre persuasi che ci manchi qualcosa per essere felici, bravi, santi. Invece il problema non è quello che ci manca, ma quello che abbiamo: la nostra ricchezza, le nostre sicurezze, le nostre comodità. Per fortuna ormai sappiamo come stanno le cose, conosciamo «la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Perché non fare lo stesso? Perché non volare in alt(r)o?


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