Festa dei Ss. Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa

Letture: At 13,46-49 / Sal 116 / Lc 10,1-9


CREATIVA FRANCHEZZA



La «franchezza» con cui i due apostoli Paolo e Barnaba furono capaci di estendere «ai pagani» l’annuncio della «parola di Dio» (At 13,46) - secondo la vivace cronaca degli Atti - ci introduce immediatamente nel carattere ardente e coraggioso dei santi Cirillo e Metodio, che la Chiesa oggi festeggia come compatroni d’Europa. I due apostoli di Salonicco, fratelli nella carne e nella fede, svolsero una grandiosa opera di evangelizzazione tra le nazioni slave in un periodo storico in cui, seppur non ancora segnata dalla divisione tra oriente e occidente, la Chiesa viveva già gravi tensioni al suo interno.


Consapevoli di aver ricevuto il mandato da parte del Signore Gesù ad andare «in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1), Cirillo e Metodio inventarono l’alfabeto slavo e tradussero in questa lingua le Scritture e i testi della liturgia latina, per spalancare ai popoli balcani «le impenetrabili ricchezze» (Ef 3,8) della Parola di Dio e l’efficacia dei Sacramenti. Pur trovando approvazione e appoggio presso il Papa, i due apostoli degli slavi furono anche molto osteggiati all’interno della Chiesa per questa innovativa azione pastorale di cui assunsero la responsabilità. Tuttavia, la fiera consapevolezza che accompagnò lo slancio apostolico dei primi missionari cristiani sostenne pure l’animo dei due santi in mezzo a innumerevoli avversità: «Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra» (At 13,47). Pronti a incamminarsi in ogni luogo e in ogni situazione con la mitezza propria dei discepoli del Signore, furono capaci di camminare «come agnelli in mezzo ai lupi» (Lc 10,3) anzitutto dentro la comunità dei credenti. La loro opera fu molto efficace perché il loro atteggiamento si conservò profondamente evangelico, disarmato e disarmante, equidistante da trionfalismi e vittimismi: «Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (10,6).


Nel complesso e frastornato scenario di una Europa sempre più sollecitata a gettare le premesse per un futuro che si prefigura ricco di trasformazioni, il ricordo orante dei santi Cirillo e Metodio si fa per noi oggi particolarmente vivo e attuale. Le radici cristiane del nostro continente - un tempo sopravvalutate, oggi disconosciute - possono rimanere nel terreno della storia con rinnovata vitalità nella misura in cui i discepoli del Risorto si lasciano guidare dalla fantasia e dalla passione per l’uomo che lo Spirito è capace di suscitare in ogni epoca. Dal grande respiro dell’opera apostolica dei santi Cirillo e Metodio possiamo imparare a non ritenere in alcun modo invadente o inattuale quanto «ci ha ordinato il Signore» (At 13,47) di annunciare a tutti gli uomini «destinati alla vita eterna» (13,48): «È vicino a voi il regno di Dio» (Lc 10,9). Tradurre il messaggio evangelico in nuovi linguaggi e portare l’esperienza ecclesiale in nuovi contesti è da sempre la sfida a cui sono chiamati i cristiani nel mondo, affinché l’umanità possa essere ricca di cultura, civiltà e bellezza.


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