Natale del Signore

Letture: Is 52,7-10 / Sal 97 / Eb 1,1-6 / Gv 1,1-18


«SI FECE CARNE»



L’attesa è finita: pronti o indaffarati, sereni o ansiosi, felici o rattristati; è Natale, ancora una volta. Il tempo dell’Avvento ci ha regalato l’occasione per incontrare nella fede il mistero dell’incarnazione. La voce dei profeti, la testimonianza di Giovanni Battista, il sogno di Giuseppe, il coraggio di Maria ci hanno tracciato una strada per poter giungere davanti al mistero del Dio fatto uomo. Il dono piccolo e immenso del Natale adesso sta davanti ai nostri occhi, per essere contemplato, creduto, accolto. Dio è entrato nella storia con tutto se stesso, è diventato uomo, si è fatto uno di noi. Un gesto d'amore folle, inconcepibile, bellissimo, deposto silenziosamente nella povera terra della realtà umana.


Fragile carne

La storia la conosciamo bene eppure ogni anno dobbiamo ricordarla, raccontarla, ascoltarla con il cuore e con l’intelligenza della fede. In un giorno qualsiasi della storia umana, in una notte come tante altre, mentre i potenti contavano i loro possedimenti, alcuni privilegiati dormivano al riparo e al caldo, moltitudini di poveri cercavano un modo per sopravvivere alla notte e giungere al nuovo giorno, Dio è nato, «il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Tra l’attesa di pochi e l’indifferenza dei più, Dio è entrato nella storia, l’eterno ha scelto di abitare il tempo, Dio è diventato uno di noi. Tutto ciò è splendido: Dio non trovato luogo più desiderabile se non la «carne della nostra umanità e fragilità» (san Francesco). Quel Dio che nemmeno «i cieli possono contenere» (santa Chiara) ha deciso di porre la sua tenda in mezzo alle nostre, sicuro di voler condividere in tutto e per tutto la nostra condizione umana. Ciò significa che la nostra piccola, povera umanità è un luogo infinitamente degno e glorioso, molto più di quanto generalmente pensiamo o siamo indotti a credere. Ma tutto ciò fa venire anche un brivido. Se Dio è venuto ad abitare la nostra terra, allora non possiamo più rivolgere le nostre preghiere a un cielo distante, imputandogli la colpa di sembrare non di rado assente o estraneo ai problemi dell’uomo. Il freddo, la fame, la tristezza, la solitudine, l’ingiustizia non sono più situazioni disagevoli che Dio può risolvere, ma condizioni di vita in cui anch’egli dimora. Come noi e con noi.


Invincibile luce

Per raccontare questo grande mistero san Giovanni ricorre a una metafora molto efficace. Per il suo sguardo acuto, la nascita del Figlio di Dio a Betlemme è simile alla venuta di una luce nel mondo, una luce «vera» (1,9) e invincibile: «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (1,5). La bella notizia del Natale non consiste solo (!) nel fatto che Dio sia venuto nel mondo, ma — soprattutto — nel modo con cui egli ha realizzato questa incredibile solidarietà con noi. Dio infatti non ha scelto un contesto favorevole o privilegiato, ma ha deciso di nascere in un paese dominato da un potente impero, in una famiglia di umile estrazione, durante il disagio di un viaggio imposto. Per proclamare — sin dal suo apparire in questo mondo — che non i ricchi e i potenti, non i sani e gli appagati, ma tutti gli uomini sono destinati al dono di una vita eterna. Questa è la luce vera, «quella che illumina ogni uomo» (1,9). Essere e diventare «figli di Dio» (1,12) non è una questione di razza, di fama o di reputazione, non nasce «né da volere di carne né da volere di uomo» (1,13), ma è un «potere» che Dio concede a tutti «quelli che credono nel suo nome» (1,12). Pertanto l’umanità in se stessa possiede una quintessenza invincibile. Non per i meriti, non per i doni di natura, non per i traguardi raggiunti Dio ci ama. Dio ci ama perché la nostra carne viene da lui ed è abitata da lui. Dio ci ama, punto. Nessuna tenebra — nessuna paura e nessuna tristezza — può vincere lo splendore di questo suo desiderio.


Auguri

Allora: auguri sinceri! Perché il Natale è per noi.

Per noi che ci siamo gioiosamente preparati in questo Avvento e per noi che facciamo sempre così tanta fatica a pregare. Per noi che proviamo a essere discepoli del Risorto e per noi che sprechiamo tanta vita dietro agli idoli e nei peccati. Per noi che siamo testimoni del vangelo e per noi che spesso occultiamo il volto del Padre. Per noi così poveri e per noi abitati dallo Spirito. Per noi circondati di affetto e amici e per noi che sprofondiamo silenziosamente in infinite solitudini. Per noi che versiamo lacrime a causa dei sogni che non si realizzano e per noi che sorridiamo pensando a quanta vista resta davanti a noi. Per noi che siamo ancora poco e per noi che saremo molto di più. Per noi che lo sappiamo e per noi che lo dimentichiamo.

Per noi che lo crediamo, ma forse solo per abitudine.

Per noi — proprio per noi — Dio si è fatto uomo.


Commenti

Anonimo ha detto…
Tutto vero! Dio continua a vivere e smettera' soltanto nel momento in cui NOI lo rifiuteremo...Il natale serve a questo, a ricordarci di Dio. Marco 13 anni