Festa di sant'Andrea Apostolo

Letture: Rm 10,9-18 / Sal 19 / Mt 4,18-22


SUBITO



Subito, dopo aver iniziato il tempo di Avvento come un’occasione di vigilanza e di gioiosa attesa per la venuta del Signore, il calendario liturgico ci regala la festa dell’apostolo Andrea. Pescatore di Betsaida, Andrea viene rappresentato dal vangelo come un uomo che, accogliendo il passaggio di Gesù accanto alla sua vita, si lascia completamente ridefinire dalla sua parola. Subito, egli si scopre capace di lasciare le cose di sempre per mettersi in cammino dietro a un Maestro la cui voce pare irresistibile: «Venite dietro a me, vi farà pescatori di uomini» (Mt 5,19).


Questa disponibilità estrema ci lascia attoniti e quasi perplessi. Sembra eccessiva, gonfiata, inimitabile. In effetti, se proviamo a guardare come il vangelo di Giovanni racconta le stesse cose, ci accorgiamo che forse la realtà non è così semplice. Nel quarto vangelo, infatti, Andrea è presentato come un discepolo di Giovanni il Battista. Sembra addirittura tutta sua - e non di Gesù - l'iniziativa di lasciare ogni cosa per il Regno, dopo aver sentito il Battista indicare il falegname di Nazaret come «l'agnello di Dio» (Gv 1,36). Probabilmente la verità che fa da filo rosso alle diverse narrazioni è che Andrea era un uomo davvero in attesa della venuta del Signore, e per questo estremamente pronto a muovere i passi in direzione della sua voce. In virtù di questa docilità di ascolto e di movimento, Andrea è diventato anche apostolo, gioioso banditore della salvezza di Dio, dando compimento alle antiche profezie: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene» (Rm 10,15).


Il messaggio che oggi possiamo raccogliere dalle Scritture e dalla festa di questo apostolo è un invito a comprendere che l’attesa non è né un tempo vuoto né una passività, che intende porre un freno allo spirito di iniziativa o a quello critico che Dio ha posto nelle nostre menti. Attendere significa essere continuamente raccolti e percettivi, significa ascoltare fino a obbedire a quello che il Signore - attraverso la realtà - non smette di dirci. Sia attraverso i suoni, sia attraverso i silenzi della storia. Attendere significa fare così tanta attenzione all'altro da poter sentire come un imperativo il suono della sua voce. Significa mettere subito in pratica ciò che il «cuore» (Rm 10,9) ha udito e intuito, senza rinvii, perché domani sarebbe semplicemente troppo tardi.


Non è facile attendere, non è scontato ascoltare. Serve una volontà tonica, occhi spalancati, serve la preghiera e l’amore. Non bastano le buone intenzioni. La parola di Cristo, in duemila anni, ha già fatto il giro del pianeta «ma non tutti - osserva san Paolo - hanno obbedito al Vangelo» (10,16).


Commenti