Festa dei Ss. Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli

Letture: Ap 12,7-12a / Sal 138 / Gv 1,47-51


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Le parole di un grande papa riescono a introdurci nel mistero della festa odierna: «E' da sapere che il termine ‘angelo’ denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli» (San Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli).


Ascoltando le Scritture scelte per la memoria liturgica dei santi arcangeli - Michele, Gabriele e Raffaele - si può avere quasi la sensazione di un troppo poetico sganciamento dalla pasta di cui è fatta la nostra vita quotidiana. I riferimenti a draghi, serpenti, cieli aperti e sconvolti da battaglie tra angeli e diavoli (cf. Ap 12,7-10), sembrano appartenere più alla sceneggiatura di qualche film fantastico, che non alla cronaca della nostra vicenda personale. Eppure, le parole di san Gregorio Magno riescono ad avvicinare alla nostra sensibilità moderna - poco incline a credere in ciò che non è visibile o verificabile - la presenza di queste misteriose figure, che fanno la loro comparsa nei momenti più salienti della rivelazione biblica.


Il santo papa ci ricorda che gli arcangeli non sono altro che messaggeri attraverso cui Dio comunica all’uomo le cose più importanti e indispensabili per il suo cammino. Non vanno perciò intesi come incomprensibili spiriti che agiscono dentro la nostra vita sospendendo o annullando l’esercizio della nostra libertà, ma come preziosi compagni di viaggio che ci aiutano a restare in dialogo con il Dio che sempre ci parla.


Talvolta ci dimentichiamo quanto le cose che ogni giorno capitano siano in qualche modo collegate al modo con cui stiamo vivendo l’ascolto della parola di Dio, che risuona dentro e attorno a noi. Questa smemoratezza ci induce a trascorrere molto tempo con superficialità, senza saper cogliere quanto profondo e drammatico sia il divenire della nostra esistenza. Il nome degli arcangeli che oggi ricordiamo può forse aiutarci a riacquistare quella tridimensionalità che facilmente i nostri occhi smarriscono: Michele (‘Chi è come Dio?’), Gabriele (‘Fortezza di Dio’), Raffaele (‘Medicina di Dio’). Forza per combattere, libertà interiore per scegliere, umiltà per chiedere e ricevere aiuto: sono tutti beni di prima necessità che scendono con generosità dal «cielo aperto» (Gv 1,51), ora che «si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo» (Ap 12,10). Anche attraverso il discreto aiuto dei santi arcangeli, che accompagnano il nostro viaggio affinché diventi - sempre più e sempre meglio - un luogo di ascolto della volontà buona di Dio.


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