Mercoledì - XVI settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ger 1,1.4-10 / Sal 71 / Mt 13,1-9


LIMITI



A metà della settimana (Mittwoch, in tedesco) la liturgia comincia la lettura di Geremia il profeta e il vangelo di Matteo propone la sezione parabolica. Ci dobbiamo disporre ad ascoltare parole profetiche e metaforiche, profonde e luminose, rivolte a noi «per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere,per edificare e piantare» (Ger 1,10).


Seduto «in riva al mare», osservando «tanta folla» stretta «attorno a lui» (Mt 13,1.2), il Maestro Gesù decide di sedersi su una barca e di parlare «di molte cose con parabole» (13,3). Dopo il grande discorso della montagna (cc. 5-7), dopo i primi segni (cc. 8-9), dopo la prima onda missionaria (c. 10) e dopo le prime dispute e i primi rifiuti (cc. 11), l’annuncio del Regno sembra conoscere la difficoltà di radicarsi nella terra dell’umanità. Allora Gesù, racconta una parabola che è la sintesi e la chiave di lettura di tutte le altre: «Ecco, il seminatore uscì a seminare...» (13,3). Parabola tanto nota, quanto continuamente bisognosa di essere condotta all’attenzione del cuore. I diversi terreni che, con le loro difficoltà, ostacolano il maturare del seme, posti in contrapposizione al «terreno buono» che porta un «frutto» impensabile: «il cento, il sessanta, il trenta per uno» (13,8) ci dicono quanto la maturazione della parola di Dio in noi sia un percorso difficile, che tuttavia giunge a una sorprendente fecondità. Di questa parabola facciamo fatica a custodire l’unità, ora facendo memoria solo dei limiti nei quali inciampiamo frequentemente - superficialità, emotività, idolatria - ora illudendoci con la sola speranza del riscatto finale.


Nella reazione di Geremia di fronte alla «parola del Signore» (Ger 1,4) possiamo cogliere questo sguardo segnato dalla paura, che facilmente si esprime sotto forma di scusa o di giustificazione: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane» (1,6). Con estrema tenerezza, il Signore entra in dialogo con i timori del giovane profeta: «Non dire: ‘Sono giovane’... Non aver paura di fronte a loro... Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca» (1,7.8.9).


La maturazione della nostra umanità secondo il desiderio di Dio conosce soprattutto il limite posto dalla repulsione nei confronti di un viaggio che vuole assorbire tutto ciò che è in noi, per condurci al di là di noi stessi. Come fanno i semi quando fecondano la terra, trasformandola in distese di colori e di frutti. La voce di Dio ci raggiunge proprio mentre noi rimbalziamo contro questo odioso limite, che dice la misura del nostro esitare, ma non pone certo fine al desiderio di Dio: «Io sono con te per proteggerti» (1,8).


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