Mercoledì - XV settimana del Tempo Ordinario

Letture: Is 10,5-7.13-16 / Sal 94 / Mt 11,25-27


ELOGIO DELLA PICCOLEZZA


Dopo aver rivolto un duro rimprovero alle città supponenti, che non si sono convertite alla notizia del vangelo, il Maestro Gesù alza gli occhi al cielo e benedice Dio: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). Alla indifferenza di chi vive arroccato in ciò che già sa - o crede si sapere - il Signore contrappone la splendida disponibilità dei «piccoli», degli umili, di coloro che hanno un cuore disposto a farsi guidare e ammaestrare, capace di ascolto.


Elogiando la piccolezza, Gesù non vuole né strizzare l’occhio ad alcun infantilismo, né biasimare l’attività di studio o di erudizione, con cui l’uomo penetra il mistero della realtà e dei suoi significati. Non dimentichiamo che il primo comandamento che il Signore Dio dà agli uomini è «Siate fecondi» cioè ‘crescete’ (cf. Gen 1,28). La piccolezza che apre l’accesso alla rivelazione di Dio non è tanto un ‘rimanere’ dentro una piccola misura, quanto un ‘diventare’ consapevoli dei propri limiti per accedere, attraverso di essi, a una misura più grande. Un cuore piccolo è un centro interiore così mite e disponibile da saper vivere al meglio ogni relazione, soprattutto quella con Dio: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (11,27).


Dobbiamo riconoscere che molte infelicità che viviamo, molte angosce che ci trasciniamo dietro, nascono da un modo di guardare la realtà - soprattutto la nostra realtà - che ha smarrito il legame con la sua origine. I ritmi e le sollecitazioni della nostra società contemporanea ci inducono a pensare che la maggior parte delle cose che (ci) accadono, in fondo, dipende da noi: «Con la forza della mia mano ho agito e con la mia sapienza, perché sono intelligente» (Is 10,13). E invece è proprio vero il contrario: la vita è un dono di Dio, le sorprese e le disavventure di ogni giorno non sono frutto del caos, ma tessere di un mosaico d’amore che un giorno i nostri occhi contempleranno.


La preghiera, che apre il nostro cuore alla lode e alla gratitudine, è la via più semplice per espungere dal nostro cuore le parole cattive che nascono del nostro indomato narcisismo e dalle nostre quotidiane fobie. Alzando lo sguardo verso il Padre, i nostri cuori agitati tornano a essere piccoli e pacificati, indispensabili punti di equilibrio per il nostro cammino.


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