Martedì - I settimana di Avvento

Letture: Is 11,1-10 / Sal 71 / Lc 10,21-24


LODARE



Il tempo di Avvento è iniziato con un invito ad alleggerire il cuore, per poter incontrare il Signore che è venuto e che verrà a salvare la nostra vita. Non si tratta di un'operazione facilissima, conviene ammetterlo. I pesi e i traumi presenti nell'invisibile bagaglio a mano della nostra anima sono talvolta così radicati che sembra impossibile rimuoverli. Il vangelo di oggi ci suggerisce una strada, che non punta immediatamente a togliere qualcosa dal nostro cuore. Al contrario, vi introduce qualcosa che manca: la lode. Incontriamo il Maestro proprio in questo atteggiamento: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21). Il cuore del Signore sembra davvero leggero e agile, capace di esprimere gioiosa riconoscenza. Ascoltando la voce di questo cuore, emerge un volto sorprendente di Dio, un Dio che gioca a nascondino con gli uomini, lasciandosi vedere da alcuni e non da altri. Non si tratta certo di favoritismi da parte di Dio, ma della sua legittima reazione al modo con cui noi lo cerchiamo.


Siamo spesso a caccia delle ombre e non della luce. Tendiamo a complicare sempre il senso della realtà, con ragionamenti ed egoismi. Ci rifugiamo volentieri nel giudizio e nella critica, anziché gioire del bene che c'è nel tempo che viviamo. La lode è un atteggiamento del cuore, attraverso cui i nostri occhi si abituano a riconoscere la presenza di Dio e del suo bene nella storia. Tra le forme di preghiera, è forse la più bella. Non intende infatti perseguire alcuno scopo, non si esprime per ottenere qualcosa. Assomiglia ad un canto che, libero, sgorga solo per esprimere la sua gioia. La lode ci educa a riconoscere l'autentica venuta di Dio nella foresta della nostra umanità: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1).


La venuta del Signore non è simile ad un terremoto, che tutto capovolge e trasforma in un istante. Assomiglia più all'umile potenza di un virgulto, che piano piano emerge dal tronco, poi silenziosamente si espande ed infine diventa un frutto, maturo e buono. Allo stesso modo, la venuta del Signore nella nostra vita comincia proprio con la lode, quella preghiera semplice e spontanea che ogni giorno possiamo offrire al cielo. La lode non risolve tutte le pesantezze del cuore. Però comincia a svuotarlo, un po' per giorno. E non è poco.

Commenti

anna ha detto…
La lode la ritengo la massima espressione di fede di un cristiano o meglio di una comunità intera che pur non vedendo loda Colui da cui tutto proviene e così che si spezza ogni catena di male che tiene il proprio cuore o il cuore di una comunità prigioniero di se stesso. E allora si "Beati gli occhi che vedono ciò che Noi vediamo"