Venerdì - XXXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Mac 4,36-37.52-59 / 1Cr 29,passim / Lc 19,45-48


RICONSACRARE IL TEMPIO



Comune alle due letture di oggi è il tema della purificazione del tempio. Il rapporto con Dio si gioca, in ogni grande religione, anche nel tempio, questo spazio sacro dove gli uomini possono radunarsi per la lode per la preghiera. Luogo in cui si costruiscono le relazioni con Dio e tra gli uomini, il tempio è lo spazio in cui la coscienza collettiva e individuale ritrova il suo legame costitutivo con la paziente misericordia di Dio. Per noi cristiani il tempio è naturalmente la chiesa, generalmente parrocchiale, dove la comunità si ritrova nel giorno di domenica per la frazione del pane e gli altri sacramenti. È una bellissima realtà, dove sin da piccoli ci si abitua a mettere la propria vita a confronto con il volto di Dio. E si impara a farlo insieme agli altri, sperimentando quanto sia reale e indispensabile il suo amore che si fa concreto nelle liturgie e nei canti, nelle preghiere e nei sospiri che il tempio silenziosamente accoglie.


Il tempio però può essere facilmente profanato, fino a diventare il luogo dove la relazione con il Signore non è più vissuta ma travisata. Il gesto del Maestro Gesù che «si mise a scacciare quelli che vendevano» (Lc 19,45) nel tempio ci mostra come sia possibile per noi iniziare a vivere il rapporto con Dio non a partire da una fiducia che matura giorno per giorno nella conoscenza reciproca, ma nella logica della compravendita che inquina ogni relazione svuotandola di gratuità. Quando viene meno la «preghiera» (19,46) il nostro cuore perde la capacità di essere libero e gratuiti, anche se ci è difficile ammetterlo. Il rapporto con Dio e quello con gli altri resta nella logica dell'amore solo se è continuamente immerso nella forza rigenerante della preghiera, che è capace di azzerare i conti, di spegnere i risentimenti, di sgonfiare la pressione delle aspettative.


Tuttavia, anche dopo le peggiori profanazioni, il tempio - quello di Dio così come quello del nostro cuore - può essere riconsacrato. Questa speranza riceviamo dalla prima lettura, che racconta come Giuda e i suoi fratelli purificarono e riconsacrarono «il santuario» (1Mac 4,36) del Signore dopo il grande sacrilegio operato dai Seleucidi. Lo fecero «con gioia», «ringraziamento» e «lode» (4,56), facendo diventare questa occasione una festa, una «gioia del popolo» (4,58). Riconsacrare significa consegnare a Dio l'occasione di ridonare alla nostra vita di fede la gratuità e la fiducia che le mancano. Per compiere una purificazione talvolta è necessario uno scatto di reni, un gesto forte che scaraventi fuori tutti gli idoli accumulati nel tempo. Poi pregare, confessare, rendere grazie. Davanti al Dio che non si stanca mai di accoglierci come figli dentro la sua casa.


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