Tutti i fedeli defunti

Letture: Gb 19,1.23-27 / Sal 26 / Rm 5,5-11 / Gv 6,37-40


I DEFUNTI



Per un giorno. Almeno per un giorno, la morte entra in scena come porzione sacra della nostra avventura umana. Non semplicemente mostrata, non banalmente raccontata, non pavidamente camuffata e rimossa. All'ombra dei santi, festeggiati tutti insieme ieri, oggi la comunità dei credenti commemora tutti i fedeli defunti, tutti i fratelli e le sorelle la cui umanità è già entrata nella luce del mistero pasquale. Giorno di ricordi, di preghiere, di visite al cimitero, il giorno dei morti è per noi cristiani è tempo di contatto con «l'amore di Dio» che «è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5).


Il ricordo dei nostri cari scomparsi ci conduce inevitabilmente «incontro alla morte» (1Cor 15,31) e al suo potente mistero. Nessuno discorso riesce ad attenuare il volto temibile di questo oscuro destino che tutti ci attende. Nonostante la nostra fiducia in Dio e nelle sue promesse, la morte rimane per la nostra coscienza un evento tragico e minaccioso, di fronte a cui si solleva l'impeto indomabile della nostra paura. Soprattutto perché la morte non è soltanto al futuro, ma anche al presente. In infiniti modi e in molteplici occasioni ne gustiamo il sapore, ogni volta che le cose muoiono, dentro e fuori di noi. Ogni volta che noi restiamo perfettamente soli «sul cuor della terra»; e quanto è vero che «è subito sera» (Quasimodo).


Il vangelo però - cioè la memoria di quanto Gesù ha detto e fatto - è capace di consegnare una certa «speranza» (Rm 5,5) al nostro cuore. In uno dei testi possibili per la liturgia di oggi, risuonano queste sue parole: «Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,40). Il Signore non ha eliminato la morte dall'esperienza umana. Ha invece aggiunto un'altra esperienza, quella della risurrezione, evento impensabile e impossibile ai nostri cuori «ancora deboli» (Rm 5,6). Esiste solo un desiderio di Dio: che nessun uomo si «perda» (Gv 6,39) nella disperazione e nel dolore. Già le promesse sanno infondere una certa consolazione, ma Dio «dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). Questo è l'evento che fa esplodere una luce nelle tenebre, che accende speranza nell'imbroglio dei nostri giorni. Mossi unicamente da speranza, noi oggi pensiamo alla morte e ai nostri morti, trasformando paure, ricordi, sentimenti in preghiere. In attesa di incontro con il Dio vivente.

Commenti

Unknown ha detto…
Una grande preghiera è rivolta ai miei nonni che mi hanno lasciato nel cuore il valore immenso della famiglia e dell'amore coniugale. Mi mancate molto, ma mi rasserena saperVi insieme a Dio!