Giovedì - XXXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Mac 2,15-29 / Sal 49 / Lc 19,41-44


RICONOSCERE IL TEMPO



Non è certo l'invito ad una legittima violenza la parola che dobbiamo raccogliere oggi dalla meditazione delle Scritture. Occorre affondare lo sguardo, renderlo più acuto e intelligente, per cogliere, in mezzo allo «zelo» e alla «collera» (1Mac 2,24), alle «trincee» e ai «nemici» (Lc 19,43), una possibile rivelazione della voce di Dio.


Avvicinandosi a «Gerusalemme» il Signore Gesù piange «su di essa» perché - e lui stesso a parlare: «Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata» (19,44). Più precisamente, il testo descrive questa visita come uno sguardo, una considerazione. Esistono tempi in cui l'occhio di Dio si posa su di noi, ci viene a visitare appunto. Il problema è che spesso (molto spesso) non ce ne accorgiamo, perché il nostro sguardo è sbarrato in direzione del solito orizzonte vuoto e triste, dove non arrivano mai le cose che stiamo aspettando. Viviamo spesso così, appiattiti e concentrati così tanto su noi stessi, da non accorgerci di quello che il Signore sta cercando di costruire intrecciando la nostra vita con quella del mondo. Ignoriamo quante volte la sua premura visita le fibre del nostro animo per farlo maturare e per introdurlo nella vita eterna. Nemmeno immaginiamo che mentre guardiamo distrattamente dalla parte sbagliata, gli occhi di Dio sono posati su di noi, il suo cuore soffre con noi. Come si racconta di Gesù, che «alla vista della città pianse su di essa» (19,41).


L'atteggiamento di Mattatìa, che non cede alle lusinghe dei potenti di turno, è un ottimo esempio di come si posa riconoscere il tempo in cui Dio viene a visitarci. Invitato ad abbandonare la religione dei padri per volgersi agli idoli pagani, Mattatìa intuisce che è giunto il momento per lui di camminare «nell'alleanza» (1Mac 2,20) senza «deviare» né a «destra» né «a sinistra» (2,22). Il gesto che compie è audace ed eccessivo, ma il tempismo è perfetto. Uccide un «Giudeo» che sta per «sacrificare sull'altare di Modin secondo il decreto del re» e poi scappa verso «nel deserto» (2,23). Lo seguono in molti «abbandonando in città quanto possedevano» (2,28). Per riconoscere il tempo bisogna avere i riflessi pronti e la capacità di rinnegare ogni istinto di autodifesa, di abbandonare le tante cose che possediamo. Molte delle visite che il Signore ci offre sono infatti momenti di crescita, nei quali dobbiamo scegliere se proteggere a oltranza la nostra vita oppure gettarla in un'avventura più grande e rischiosa. La gioia di una vita piena si gioca in questi istanti, nei quali possiamo rimanere fermi, oppure imboccare la via «che porta alla pace» (19,42).


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