XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Letture: Sap 7,7-11 / Sal 89 / Eb 4,12-13 / Mc 10,17-30


INCALCOLABILE RICCHEZZA



Accogliere i limiti, tagliare un po' del nostro falso io, puntare ad essere fedeli: un itinerario impegnativo quello che le Scritture ci stanno facendo compiere in queste domeniche! Ma, prima che si formi in noi l'immagine di un Dio che ci chiede tanto, ecco una provvidenziale liturgia domenicale che ci parla della fede come di «una gemma inestimabile» (Sap 7,9) e di un «tesoro in cielo» (Mc 10,21).


Sembra...

Le parole del libro della Sapienza mettono subito in chiaro che Dio vuole regalarci «tutti i beni» (Sap 7,11) piuttosto che pretendere da noi tasse e riverenze. Quel tale che si ferma davanti a Gesù pare proprio averlo capito bene, poiché chiede: «Maestro buono, cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» (Mc 10,17). È la domanda perfetta: ben formulata, umile, consapevole che la vita è dono e non conquista. Il Maestro lo fa parlare, lo interroga sui comandamenti - prima via d'accesso alla vita - poi compie su di lui un gesto immenso e silenzioso: «fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: 'Una cosa sola ti manca: vaì, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!'» (10,21). Sentendo queste parole questo tale «si fece scuro in volto e se ne andò rattristati»; chiosa l'evangelista Marco, «possedeva infatti molti beni» (10,22). Le parole del Signore sono state per lui come «una spada a doppio taglio», capace di «penetrare fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito» e di svelare «i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). Per quel giovane, messo improvvisamente a nudo da uno sguardo d'amore, il vangelo è diventato una parola dura da cui sfuggire, anziché una utilissima mappa del tesoro. Capita proprio così talvolta, quando interroghiamo il Signore. Ci sembra di vedere un volto duro, esigente, insensibile al nostro passo un po' debole e incerto nell'avventura della vita.


...e invece

E invece Dio ci sta amando, sta sognando il meglio per noi. Sta cercando di proporci un modo di vivere incredibilmente bello, «più della salute e della bellezza» (Sap 7,10), una vita così piena da essere «una ricchezza incalcolabile» (7,11) perché «tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento» (7,9). Chiaramente tutta questa immensità non può finire nelle nostre mani, finché sono piene di altre cose. Da qui nasce l'invito ad vendere tutto, a diventare «liberi e poveri» (preghiera di colletta, anno B). Quante cose superflue o, quanto meno, provvisorie riescono a diventare i nostri tesori in questo mondo? Siamo capaci di attaccare il nostro cuore a qualsiasi cosa, anche la più banale o assurda, pur di non riconoscere che siamo soltanto polvere agitata dallo Spirito della vita. Che in questo mondo non abbiamo portato niente, e niente potremo portare via.


Per amore

Gli occhi di Cristo si fissarono con amore su quel giovane. Fanno la stessa cosa con noi, che ora ascoltiamo la sua Parola. Come una spada penetrano nel nostro cuore per dirci che quanto ci manca nella vita è, in realtà, ciò che stiamo tentando di possedere. A separarci dalla gioia piena non sono gli appuntamenti mancati o i sogni infranti, neppure quello che vorremmo e invece non è stato. Ci separa dalla felicità quella nostra mano che tenta di stringere quattro carabattole come fossero un tesoro. Quella tristezza cucita in fondo al cuore, che muove continuamente il sospetto che il cielo non sia il nostro primo, fedele alleato. Quel volto scuro che non sa più trovare la libertà di un sorriso, perché «quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!» (Mc 10,23). La vita è molto più semplice e meno drammatica di quanto sembra. Nella misura in cui molliamo la presa e ci avventuriamo con Cristo nel suo cammino di amore e di servizio, sperimentiamo una felicità «impossibile» (10,27) ma concretissima, la gioia di scoprirsi così tanto amati da poter ricevere «già ora, in questo tempo cento volte tanto» quello che i nostri sforzi riuscirebbero mai a procurarci. La gioia di poter ereditare tutto come dono e gli altri come «fratelli e sorelle», «insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» (Mc 10,30). Esiste forse un itinerario migliore?


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