Martedì - XXVII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Gn 1,1-2,1.11 / Gn 2 / Lc 10,25-37


ACCOGLIENZA



Accogliere l'altro che incontriamo sul nostro cammino, piuttosto che osservare meccanicamente la Legge, rammentavano ieri le Scritture. Come fece «Marta», quando «ospitò» (Lc 10,38) il Maestro nella sua casa. Tutta intenta e «distolta per i molti servizi» (10,40), trascurò però l'unica cosa di cui c'è veramente «bisogno» in presenza di un ospite: ascoltare «la sua parola» (10,39). Porgere la nostra attenzione all'altro, permettendogli di comunicarsi a noi, è davvero un'arte impegnativa, che non si finisce mai di imparare. Per compierla non è sufficiente accordare all'altro una formale disponibilità, ma offrirgli una parte di noi stessi in cui egli possa dimorare per un poco. Ascoltare significa permettere all'altro di esistere nel perimetro della nostra libertà. Senza giudizi né commenti. Disposti per un attimo a considerare la sua vita più importante della nostra.


Sorprendentemente, è proprio questo il tipo di accoglienza che gli abitanti di Nìnive concedono allo svogliato profeta Giona che, dopo molte fughe ed esitazioni, finalmente diventa banditore di Dio: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta» (Gn 3,4). A queste parole tutti - compresi «animali, armenti e greggi» (3,7) - per ordine del «re» si coprono di «sacco» e si mettono «a sedere sulla cenere» (3,6). Dio - così sta scritto - vede «le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia» e quindi si ravvede riguardo al «male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece» (3,10). Gli abitanti di Nìnive ascoltano e si convertono, allora anche il Signore ascolta e si converte a loro.


Ascoltare, in ultima analisi, significa proprio convertirsi all'altro che ci parla. Con sincera disponibilità a ritenere la sua voce degna di stima e di credibilità. Molto diverso da quell'ascolto frettoloso ed egoista, nel quale non arriviamo nemmeno ad intuire il bisogno dell'altro e, subito, gli rovesciamo addosso il nostro ego in cerca di protagonismo o mendicante affetto. Ascoltare è più bello, più profondo. Ci regala un bene che non ci sarà mai tolto (cf Lc 10,42): la vita dell'altro.


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