XII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Letture: Gb 38,1.8-11 / Sal 106 / 2Cor5,14-17 / Mc 4,35-41


CERTE NOTTI



Terminati i giorni dei grandi misteri cristiani, la Pasqua, la Pentecoste, la Trinità, il Corpus Domini, il calendario liturgico torna ad assumere il ritmo semplice e composto del tempo ordinario. Ma il Vangelo di Marco, che accompagna la meditazione della Chiesa in quest'anno, ci propone subito di affrontare il tema della fede, cuore pulsante e problematico per ogni discepolo di Cristo, per ogni cercatore di Dio.


Viaggi

Il racconto evangelico è breve, eppure ricchissimo di intriganti dettagli. Un giorno il Maestro propone ai suoi discepoli di fare un viaggio, uno dei tanti necessari per diffondere la Buona Notizia del regno: «Passiamo all'altra riva» (Mc 4,35). I discepoli naturalmente accettano e, scrive Marco, prendono con sé Gesù «così com'era» (4,36). Subito accade il finimondo: «Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena» (4,37). Succede proprio così nella vita. Ci si imbarca, in qualche cosa di bello, di giusto, di necessario da farsi. Un matrimonio, un'amicizia, una scelta professionale, un viaggio. Magari lo si fa anche riponendo la fiducia nel Vangelo, cercando di seguire Gesù così come egli è, non come lo vorremmo noi. Così come la tradizione della Chiesa ce lo consegna: bello e antipatico, moderno e antico, dolce e ruvido. Non come molti vorrebbero dipingerlo: tutto diverso da come ci hanno fatto credere, intrigante, seducente, al passo coi tempo. E poi, dopo esserci imbarcati, la vita diventa improvvisamente un casino ingestibile. La terra trema sotto i piedi. Forze più gradi di noi scuotono la nostra vita, dentro e fuori. Solitudine, angoscia, panico diventano i nostri insopportabili compagni di viaggio! E Dio dov'è? Sembra assente, distratto. Proprio come Gesù che «se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva» (4,38). Davvero un sonno pesante il suo, dentro una barca ormai riempita d'acqua! Probabilmente, in questa scena paradossale, i primi cristiani hanno voluto descrivere un'esperienza imprescindibile, che ogni persona, ogni comunità è chiamata a vivere. In fondo la vita non è un viaggio, meraviglioso e terribile?


Paura

In questi momenti di angosciosa solitudine, esplode allora lo sconcerto dentro di noi: Ma che fa Dio, dorme? Perché la sua onnipotenza non è in costante presa diretta con la nostra esperienza, con i nostri problemi? Perché non risponde immediatamente alle nostre preghiere? Non vede i nostri dolori, le nostre incurabili malattie? Perché non ci assolve immediatamente dai problemi e dalle ansie che non riusciamo più né a comprendere, né a risolvere?! Ma lo sconcerto possiede una forza nascosta, può crescere fino a diventare un grido: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?» (4,38).Et voilà! Ecco il nostro pensiero svelato. Certo: Dio si è dimenticato di noi; in fondo siamo in tanti e chissà quando arriva di nuovo il nostro turno. Oppure pensiamo: la 'pratica' della nostra vita gli è caduta dalla scrivania; speriamo che qualche angelo attento se ne accorga e la raccolga da terra! Che cos'altro possiamo dire finché guardiamo le cose «alla maniera umana» (2Cor 5,16)? Ma se per un attimo ci ricordiamo che «l'amore del Cristo ci possiede» (5,14) e che egli «è morto per tutti» (5,15), nel nostro animo si può accendere una certa luce di speranza. Possiamo accettare la scomoda verità che forse sì, è proprio vero che a Dio non importa «che siamo perduti». A lui importa che diventiamo «una nuova creatura» (5,17) passando anche attraverso certe notti terribili, che ci strappano l'anima. Costi quel che costi, il Signore è convinto che la nostra vita sia meritevole e capace di equilibrio, che noi possiamo diventare capaci di non esaltarci «nel successo» e di non abbatterci «nelle tempeste» (cf Colletta).


Fede

È un discorso duro, esigente. Nessuno lo può comprendere facilmente, senza passare attraverso certe notti di tempesta, nelle quali sopravvive solo la luce della fede. Non quella fede granitica che accompagnava i nostri giorni più ingenui e sereni, quando ci sentivamo credenti e praticanti. Quei giorni nei quali magari abbiamo fatto scelte importanti, coraggiose, quando le cose andavano bene, tutto filava liscio. La fede è quell'impasto di sentimento e di volontà che nasce proprio nel cuore di certe notti capaci di sconvolgere profondamente la nostra vita. Il Vangelo ci regala una doccia fredda: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Mentre noi vorremmo avere un Dio fluorescente, sempre presente e interventista, il Signore Gesù ci rivela il volto di un Padre che, ad un certo punto, non ha paura di farci crescere, affinché impariamo a camminare con le nostre gambe. Spesso questa è la parola di Dio che ci rifiutiamo di ascoltare, mentre siamo «in mezzo all'uragano» (Gb 38,1) spaventoso dei nostri giorni. Le tempeste nella vita non hanno sempre una ragione individuabile, ma sempre svolgono una misteriosa funzione: quella di farci passare alla riva della fede, là dove la paura non riesce a distruggerci fino in fondo. Sono proprio le tempeste quelle forze primordiali che ci educano ad emettere il grido iscritto nella nostra natura umana, l'unico dignitoso accesso al volto del Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Tante volte invochiamo l'aiuto di Dio, ed egli ci fa uscire dalle nostre tribolazioni. Altre volte questo non accade, perché le nostre tribolazioni hanno il compito di farci crescere, di condurci fuori dalla paura e per introdurci nello spazio della fede. Solo lì, in questi provvidenziali recobot, impariamo a vivere emancipati dalle nostre più inveterate insicurezze e consegniamo finalmente tutta la nostra vita nelle mani di Dio.


Commenti

anna ha detto…
Si, e' proprio difficile non fare nulla quando le onde delle nostre tempeste interiori ci confondono. Si,e' bene non fare nulla proprio come ha fatto Gesu' durante la tempesta, come un bambino se n'e'stato a riposo nell'attesa di...eppure anche lui ha imparato l'obbedienza dalle cose che pati'. E' proprio la via dell'umilta' quella che mi conduce a quella pace promessa da Gesu'