I Domenica - Tempo di Quaresima - Anno B

Letture: Gen 9,8-15/ Sal 24 / 1Pt 3,18-22 / Mc 1,12-15


FINE DELLE OSTILITÀ



La prima domenica di quaresima ci fa sollevare gli occhi in alto, fino al cielo. Questo spazio immenso che sovrasta e trasfigura il teatro della terra è per Dio un luogo di comunicazione, un'impalpabile tavoletta su cui incidere segni e messaggi per l'umanità. Almeno così ci raccontano le Scritture sacre che ascoltiamo in questo tempo prezioso e unico che ci conduce al mistero pasquale, fonte eterna di riconciliazione tra il cielo e la terra. 

L'arco

Dopo aver ri-creato l'umanità nei tempi antichi attraverso il «diluvio» (Gen 9,11), Dio decise di mettere in chiaro una cosa, fugando ogni sospetto che avrebbe potuto sollevarsi nel cuore dell'uomo. Offrì un segno: «Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra» (9,13). Quel segno naturale – l'arcobaleno – che alla fine di una pioggia intensa indica la fine della tempesta viene assunto da Dio per annunciare che l'alleanza con noi «e ogni essere vivente» (9,12) che è con noi non sarà più garantita con un atto di forza. L'arco di guerra appoggiato sulle nubi è una dichiarazione di mitezza senza fraintendimenti, che il Signore proclama con solennità: «Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne» (9,14-15). Così si conclude il mitico racconto del diluvio: con i guantoni appesi al muro, le armi chiuse a chiave nell'arsenale, le frecce riposte nella faretra. Il cielo non userà più alcuna violenza contro la terra. Anzi...


La croce 

San Pietro nel Nuovo Testamento compie una rilettura cristiana (pasquale) del racconto del diluvio, narrazione antica che esprime attraverso il genere letterario del mito ('fantasy' diremmo noi oggi) l'origine e l'orientamento della storia umana. Laddove noi siamo portati a considerare il diluvio come il momento in cui – almeno per un attimo – esplode la collera divina, l'apostolo riesce a scorgere invece un tempo di grazia, quando «Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua» (1Pt 3,20). Nella riflessione dell'apostolo, l'arco riposto sulle nubi diventa un segno che anticipa il definitivo gesto di riconciliazione che si è realizzato e manifestato quando «Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti» (3,18). L'arco di legno è diventato il legno della croce, le acque del diluvio sono ormai quelle del battesimo: «Quest'acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo» (3,21). Quel pugno residuo di sospetti che potevano ancora restare nel cuore dell'uomo all'ombra dell'arcobaleno, non possono più sopravvivere ai piedi della croce: Dio ci ama fino a perdere la vita per noi. Il suo «amore», come canta il salmista, «è da sempre» (salmo responsoriale).


Il deserto

Serve però un tempo e un luogo per essere disponibili a questo fedele torrente di amore, che sgorga dal cuore di Dio e, mediante il battesimo pure dal nostro, ormai unito al suo. Serve un deserto, un silenzio, un mare di tentazioni da conoscere e rifiutare. Il Signore Gesù ne ha avuto bisogno, come Marco ci racconta in forma estremamente ridotta: «E nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana» (Mc 1,13). Non ci sfugga il motivo per cui il Maestro si ritira: per permettere alla «magnanimità» del Padre di abitare pienamente e stabilmente nel suo cuore. E quindi per poter essere vissuta e annunciata: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (1,15). Non può essere diverso il motivo per cui anche noi, cristiani, cerchiamo di vivere questo tempo con alcuni gesti di ascesi e di mortificazione: per permettere alla bontà seppellita dentro di noi di esprimersi in coraggiosi gesti di fraternità e di giustizia. Con mitezza. Con l'arco delle rivendicazioni e delle polemiche ben appoggiato sulle nubi della nostra ira. Insieme al Maestro, sospinti dallo «Spirito» (1,12). Accanto a noi rimarranno – innocue – tutte le «bestie selvatiche», ma «gli angeli» ci serviranno le parole di vita e salvezza.


Fine delle ostilità. 

Inizio della quaresima.


Commenti

Anonimo ha detto…
Questa preghiera non è mia, l'ho trovata, e la condivido volentieri con voi:

Signore Gesù, è iniziato il tempo di Quaresima. È un periodo per stare con te in modo speciale, per pregare, per digiunare, seguendoti così nel tuo cammino verso Gerusalemme, verso il Golgota e verso la vittoria finale sulla morte. Sono ancora così diviso! Voglio veramente seguirti, ma nel contempo voglio anche seguire i miei desideri e prestare orecchio alle voci che parlano di prestigio, di successo, di rispetto umano, di piacere, di potere e d’influenza. Aiutami a diventare sordo a queste voci e più attento alla tua voce, che mi chiama a scegliere la via stretta verso la vita. So che la Quaresima sarà un periodo difficile per me. La scelta della tua via dev’essere fatta in ogni momento della mia. Devo scegliere pensieri che siano i tuoi pensieri, parole che siano le tue parole, azioni che siano le tue azioni. Non vi sono tempi o luoghi senza scelte. E io so quanto profondamente resisto a scegliere Te. Ti prego, Signore: sii con me in ogni momento e in ogni luogo. Dammi la forza e il coraggio di vivere questo periodo con fedeltà affinché, quando verrà la Pasqua, io possa gustare con gioia la vita nuova che hai preparato per me. Amen.
chiara2