Giovedì - II settimana del Tempo Ordinario

Letture: Eb 7,25-8,6 / Sal 39 / Mc 3,7-12


PROMESSE MIGLIORI



Dio non è ingiusto, dicevano concordi le Scritture l'altro giorno. Siamo forse noi ad introdurre ingiustizie e complicazioni alle sue promesse di vita, disseminate nei nostri cuori e lungo i sentieri della storia. Nel vangelo di oggi le folle accorse presso il mare di Galilea alla ricerca del Rabbì di Nazaret sembrano aver compreso perfettamente ciò che, solo più tardi, l'autore della Lettera agli Ebrei scriverà: «Cristo può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore» (Eb 7,25). L'evangelista Marco non esita a raccontare il convulso impatto tra l'«umana debolezza» (7,28) e la potenza salvifica di Gesù: «quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo» (Mc 3,10). Accanto ai malati ci sono anche le persone abitate dagli «spiriti immondi» che si gettano in altro modo «ai piedi» del Signore, «gridando: 'Tu sei il Figlio di Dio!'» (3,11). 


In mezzo a questo caos di manifestazioni che si scatenano davanti alla sua presenza, Gesù assume gli atteggiamenti del «sommo sacerdote che ci occorreva» (7,26) proprio quando decide di prendere le distanze da tutti, pregando «i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero» (Mc 3,9). Di certo il Signore non si sottrae al compito di portare su di sé il peso delle nostre infermità e delle nostre paure, avendo offerto «se stesso» (Eb 7,27) per noi. Eppure non esita ad allontanarsi da certi modi di entrare in relazione con lui che gli impediscono di farci raggiungere le sue «migliori promesse» (8,6) per la nostra umanità. Il «male» e i pensieri «immondi» presenti in noi ci spingono sempre a ridurre l'altro al nostro bisogno e a lusingarlo con l'adulazione. Saltare addosso all'altro oppure e-saltare troppo la sua presenza sono infatti le infrazioni più diffuse che viviamo nei rapporti quotidiani. Il Signore introduce allora un interstizio tra il nostro bisogno di salvezza e il suo desiderio di donarcela, affinché ci disponiamo con calma e con verità a diventare ciò che egli già è: «santo, innocente, senza macchia» (7,26). È una distanza di sicurezza, un breve spazio d'amore. 

Commenti

Anonimo ha detto…
dalla Colletta del giorno:

"Fa' risplendere su di noi, o Padre, la grandezza del tuo amore perché la tua Chiesa, illuminata dal tuo Spirito, creda in Colui che hai mandato ..."

... e si è presentato a noi povero:
non con la forza, che pure gli appartiene; non con la potenza, con cui ha creato ogni cosa; non per stupirci con grandi gesti o convincerci a suon di miracoli.
Ma per suscitare in noi quel sì che prorompe quando ci si accorge di essere toccati dall'amore.
E così sia
chiara2