Martedì - XXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: 1Cor 2,10-16 / Sal 144 / Lc 4,31-37


L'UOMO SPIRITUALE



Avvertiamo tutti un grande bisogno di spiritualità. Immersi in una società che concede sempre meno tempo e spazio a ciò che non produce immediati effetti – soprattutto economici e produttivi – siamo semplicemente affamati di un cibo che possa nutrirci l'anima. «Lo spirito del mondo» (1Cor 2,12), che quotidianamente si intrufola nel nostro cuore, non ci aiuta molto a conoscere «le profondità» e i «segreti di Dio» (2,10.11), anzi giudica queste cosa una «follia» inutile «e non è capace di intenderle» (2,14). C'è però un diffuso modo di concepire la dimensione spirituale come una realtà che dovrebbe alienarci dalle fatiche e dalla sofferenze della vita, oppure come una tecnica utile per conoscere e liberare alcune energie assopite in noi. Per quanto ci sia una certa verità in queste nozioni di spiritualità, sembra che le Scritture si spingano oltre, tracciando una precisa distinzione tra «l'uomo naturale» che non comprende «le cose dello Spirito di Dio» (2,14) e «l'uomo spirituale» che possiede l'intelligenza e il pensiero del Signore Gesù, il «Cristo» (2,16).


Il brano di Vangelo che oggi ascoltiamo ci permette di «conoscere» (2,11) le «cose spirituali» (2,13) attraverso  il racconto dell'uomo che aveva dentro di sé «un demonio immondo» (Lc 4,33). Evidentemente non si tratta di un uomo spirituale, anzi di un uomo pesantemente succube del male e dei suoi perversi ragionamenti: «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!» (4,34). A questo punto si manifesta «il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16): «Taci, esci da costui!» (Lc 4,35). E si rivela il profilo dell'uomo spirituale – il Signore Gesù – che è capace di liberare l'umanità dal ciò che è immondo «senza fargli alcun male» (4,35).


L'uomo spirituale è colui che ha imparato a porsi con pacifica risolutezza davanti al mistero del male, che spesso si nasconde con astuzia proprio dentro la nostra pietà religiosa. L'atteggiamento sobrio e determinato del Maestro davanti al demonio può essere assunto come paradigma per misurare la nostra capacità di rapportarci alle tenebre e alle tentazioni che ci abitano. «Dio ci ha donato» (1Cor 2,12) una straordinaria abilità interiore, che consiste nella forza di mettere a tacere ogni menzogna che, annidandosi dentro di noi, ci domina e ci tiene in schiavitù. Con il male non si può dialogare – come fece la prima umanità con il serpente nel giardino dell'Eden (Gen 2,8) – ma bisogna prenderne le distanze. Semplicemente e fermamente. Così cresce in noi l'uomo spirituale, non un mistico guru capace di approdare ad un distacco da tutte le cose, in una sorta di ancestrale e sublime nirvana, ma un figlio di Dio capace di guardare in «profondità» (1Cor 2,10) e quindi di saper giudicare «ogni cosa» (2,15) attraverso «lo Spirito di Dio» (2,14). L'uomo spirituale è una creatura libera dal condizionamento che le cose, gli altri, il male inevitabilmente esercitano. Vive «senza poter essere giudicato da nessuno» (2,15). Non perché è diventato insensibile o granitico, ma perché il suo cuore ha imparato a «conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato» (2,12): la sua infinita «tenerezza» che «si espande su tutte le creature» (salmo responsoriale).


Commenti

Anonimo ha detto…
E’ vero che dinnanzi alla tenerezza di Dio che si espande su tutte le creature ogni spirito immondo non regge dinnanzi a tale stupore, certo bisogna farne esperienza e lasciarsi giorno dopo giorno purificare dalla grazia di Dio. Il male a volte sembra così forte dentro il nostro cuore che sembra ottenebrarlo e allora è chiaro che gli spiriti immondi non amano ciò che è pulito, trasparente e creato buono dal Creatore. Mi chiedo se è un errore volersi quasi psicanalizzare per comprendere a volte quale spirito muove il cuore a pensare, parlare, agire... Mi chiedo se bisogna sempre dare un nome agli spiriti immondi che danzano il macabro dentro di noi o semplicemente come un bimbo danzare la fuga senza comprendere chi si ha davanti. E se poi quello spirito immondo è mandato da Dio per risvegliarmi da una danza tiepida?