Giovedì - XVIII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ger 31,31-34 / Sal 50 / Mt 16,13-23


NOVITÀ



Le cose nuove sono belle. Quando si è giovani però, dicono le persone più anziani. Col passare del tempo le novità destabilizzano, minacciano l'ordine costituito, fanno paura anziché affascinare. Dio, lungo tutta la storia di salvezza, ha cercato di preparare una grossa novità per riscattare la storia del mondo ferita dal peccato originale e ricreare la fraternità universale per il regno dei cieli. Nella Bibbia questo sogno di Dio acquista il nome di «alleanza nuova» (Ger 31,31). Ne parla oggi il profeta Geremia in uno tra i testi più belli dell'Antico Testamento, capace di suscitare un'immediata consolazione nell'uomo pellegrino in questo mondo. Il Signore annuncia la conclusione di una nuova alleanza con la casa di Giuda, non come quella stabilita ai tempi dell'Esodo, quell'alleanza che i padri (e i figli dei padri) «hanno violato» (31,32) ripetutamente. Il nuovo patto tra Dio e il popolo sarà più unilaterale, assolutamente sbilanciato non dalla parte dell'uomo: «Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo» (31,33).


Osservando la radicale incapacità del popolo ad essere fedele e ad osservare la Legge, il Signore decide di avvicinare il comandamenti (e il loro significato) al cuore dell'uomo. Basta tavole sulle quali leggere le norme da osservare: il dito di Dio si incarica di vergare direttamente la coscienza dei figli di Adamo, affinché tutti possano conoscere e praticare l'alleanza divina «dal più piccolo al più grande» (31,34). Dio scrive la Legge nel cuore, affinché l'uomo impari ad obbedire volentieri e coscientemente, mosso dall'amore e non dalla costrizione. La parola profetica annuncia anche il modo attraverso cui questa meravigliosa promessa di Dio potrà realizzarsi: «Io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato» (31,34). Avverrà così, e non per altre vie, il superamento delle antiche e fragili alleanze e il compimento del desiderio di Dio. Un gesto di perdono, una volontà decisa e invincibile di usare la misericordia, anche davanti al rifiuto più ostinato. 


Questa intenzione è presente nel cuore del Signore Gesù, come oggi ci racconta il Vangelo. Da un po' di tempo ormai i discepoli lo seguono, affascinati dal percorso di fede singolare che il Maestro propone loro. Un giorno Gesù sente il bisogno di verificare se i discepoli si stanno rendendo conto dell'assoluta novità presente nella sua persona e nel suo insegnamento: «Voi chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Pietro, anticipando tutti, esclama: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (16,16). L'impulsivo pescatore intuisce con l'intelligenza del cuore ciò che «né la carne né il sangue» possono rivelare, ma solo «il Padre che sta nei cieli» (16,17). Pietro si accorge che il falegname di Nazaret è l'alleanza nuova, il tutto di Dio offerto gratuitamente al popolo peccatore e infedele. C'è però un problema: Gesù è disposto a pagare il prezzo stabilito già dai profeti per questa alleanza nuova e dice «apertamente» di dover «andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno» (17,21). Pietro non accetta questo discorso: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Pietro, in rappresentanza di tutti noi, vorrebbe arrivare al rinnovo dell'alleanza senza passare attraverso la sofferenza e la morte.

Il rimprovero del Maestro è secco e preciso: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (16,23). La forza dirompente di questo imperativo giunge anche a noi, sempre tentati di metterci davanti al Maestro, anziché seguirlo. Ascoltiamolo!


Commenti