Martedì - XVI settimana del Tempo Ordinario

Letture: Is 7,1-9 / Sal 47 / Mt 11,20-24

STABILITÀ


Nel tempo estivo ci muoviamo istintivamente alla ricerca di riposo e ristoro. Dalle fatiche, dalle inquietudini, dalle instabilità profonde che abitano il nostro cuore. L'agitazione che accumuliamo nel ritmo ordinario della nostra vita è efficacemente descritta dal profeta Isaia quando racconta la situazione del re di Israele e del popolo mentre il nemico avanza minaccioso verso le mura della città: «Allora il cuore del re e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano i rami per il vento» (Is 7,2).  Quell'inquietudine che ci fa sentire come rami sbattuti qua e là dal vento denuncia in realtà un problema più profondo: la mancanza di una radice robusta, ben inserita nella stabilità della terra. Come novelli baroni rampanti amiamo rifugiarci sui rami, dove l'ebbrezza del vento e la luminosità dell'orizzonte sono più intense, trascurando di assicurare alla nostra abitazione la tranquillità di un tronco saldamente radicato. Ma vivere nella pace e nella serenità – come vorremmo fare almeno in questi giorni estivi – è possibile solo nella misura in cui viviamo nella fede, cioè nella misura in cui riusciamo a credere la nostra vita non sia fuori e dentro le mani di nessuno se non in quelle di Dio. Senza equivoci e lapidaria è la conclusione a cui giunge il profeta: «Se non crederete, non avrete stabilità» (7,9).


Sempre – ma in questa stagione di viaggi e vacanze ancora di più – la nostra esistenza può essere riconosciuta come una meravigliosa successione di splendidi «miracoli» (Mt 11,20) che si compiono continuamente e gratuitamente davanti ai nostri occhi, oppure come l'avvicendarsi caotico e imprevedibile di eventi felici e tristi. La Parola di Dio ci chiama a convertire il consueto e distratto movimento dei nostri occhi, più abituati ad osservare il cupo incedere delle minacce, piuttosto che il leggiadro accadere dei doni che Dio dissemina nelle pieghe della vita di ogni giorno. Il Maestro Gesù nel Vangelo di oggi non esita a «rimproverare» quelle città che rimanevano insensibili ai segni da lui compiuti: «Guai a te, Corazin!, Guai a te, Betsàida» (11,20). Forse il suono duro e vero di queste parole può penetrare anche il nostro cuore agitato e abitato da mille insicurezze, che in questi giorni di serena calura cerca la gioia semplice di un po' di riposo. Forse, tra mille cose che metteremo nelle valigie in questi giorni, non dovremmo dimenticare di portare con noi e di ripetere le parole della preghiera: «Fa' attenzione e sta' tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta» (Is 7,4). Perché il tempo della conversione resta il presente! Adesso – quest'estate! – possiamo imparare coltivare la stabilità del cuore, riconoscendo nel vento che spesso scompiglia caparbiamente capelli e sogni l'amorevole potenza di un Dio che viene sempre ad allargare gli orizzonti della nostra vita.


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