IX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Letture: Dt 11,18.26-28.32/ Sal 30 / Rm 3,21-25.28 / Mt 7,21-27


ANTISISMICI


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La liturgia di questa domenica sembra rivolgerci un invito forte e preciso: bisogna essere cristiani un po' più coerenti, per non correre il rischio che tra il dire e il fare ci sia in mezzo il solito mare. Uno sguardo maggiormente attento alla trama dei testi riesce tuttavia a cogliere un messaggio diverso, che si sviluppa a partire da un'apparente conflittualità tra le Scritture scelte e offerte alla nostra meditazione. Mosè e Gesù tracciano una bella linea di separazione tra chi obbedisce «ai comandi del Signore» (Dt 11,27) e chi non obbedisce, tra chi «ascolta» e poi «mette in pratica» (Mt 7,24) e chi non lo fa, ma san Paolo proclama che «non c'è distinzione» tra gli uomini, perché «tutti hanno peccato» (Rm 3,23). Nelle parole di Gesù cogliamo un certo rimprovero per chi dice «Signore, Signore» (Mt 7,22) ma di fatto non compie «la volontà del Padre» (7,21), eppure l'apostolo assicura che «l'uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge» (Rm 3.28). Infine non è solo il parlare a vuoto ad essere criticato dal Signore, ma anche le opere che facciamo, soprattutto se sono buone e fatte nel suo nome: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?» (Mt 7,22). Sembra che la Parola di Dio più che rivolgerci un'esortazione ad una più autentica coerenza – peraltro sempre utile – voglia mettere in crisi la falsa sicurezza con cui tante volte ci illudiamo di fare la volontà di Dio mentre invece stiamo facendo soltanto la nostra. L'avvertimento del Maestro fa gelare il sangue; un giorno potremmo sentirci dire: 'Sì, ho capito che hai fatto tante belle cose, ma scusa tu chi sei? Non ti conosco!'. Il Vangelo ci informa che esiste la possibilità che la nostra vita diventi un tempo nel quale restiamo distaccati da Dio e dalla sua volontà buona, anziché un tempo di amicizia nel quale la conoscenza reciproca si approfondisce in un clima di verità e fiducia.


MOLTO INGENUI

È dall'eternità che Dio prova a spiegarci qual è la sua volontà. Ha cominciato con Israele a cui ha donato la Legge e la Terra, dopo la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. Il popolo eletto, in rappresentanza dell'umanità, da sempre ha tentato di osservare la Legge, senza mai riuscirvi fino in fondo. Lo stesso accade anche a noi: facciamo fatica a vivere i comandamenti di Dio con fedeltà e gioia, continuamente ci immaginiamo che siano una complicazione alla nostra vita, dimentichiamo il suo volto di Padre e ci immaginiamo la sua volontà come antagonista alla nostra. E così nella vita ci succedono tante belle cose, ma non riusciamo a viverle bene. Ad esempio: Dio ci da il lavoro per vivere, e noi cominciamo a vivere per lavorare. Mettiamo su famiglia, alleviamo dei figli e cominciamo a pensare che il senso della nostra vita sia racchiuso tra quattro mura domestiche. Ogni giorno ci svegliamo con un corpo che, come i fiori del campo, nasce, invecchia, muore e noi fatichiamo ad amarlo, rispettando il ritmo delle stagioni, senza farne un idolo. Insomma, ci inganniamo continuamente considerando roccia la sabbia delle occasioni che Dio ci regala lungo la vita.


Sì, perché la vita è una concatenazione casuale e bizzarra di eventi. Non ve ne siete ancora accorti?! Non conosciamo e non possiamo pianificare il tempo in cui ci accadono le cose più importanti: il giorno della nascita e della morte, la persona di cui ci innamoriamo, la forma di quella malattia che magari ci accompagnerà per lunghi giorni, il volto e il carattere dei figli, la città dove trascorreremo molti dei nostri giorni, il lavoro che ci farà sudare e invecchiare sotto il cielo o dentro un ufficio. Tutte queste cose non le scegliamo; ci capitano! Viviamo una manciata di giorni in questo mondo, sapendo benissimo che tra poco tempo dovremo lasciare il posto a qualcun altro. Siamo nati nudi e nudi moriremo, eppure camminiamo coperti di vestiti e trascinando immense valige piene, spesso troppo piene. Siamo bolle di sapone nell'universo che stanno per scoppiare, uomini e donne di passaggio in questo mondo. Eppure ce ne dimentichiamo, confondendo continuamente la sabbia con la roccia e costruendo la nostra felicità sulle cose che oggi ci sono e domani non ci saranno più. E pensare che nell'edilizia, nell'industria, nell'economia, siamo tanto bravi a costruire e progettare cose belle, che durano e che funzionano bene. Come mai non sappiamo fare altrettanto con la nostra vita, dono ben più prezioso e duraturo?

MOLTO AMATI

San Paolo ha un'idea: siamo peccatori! «Tutti» (Rm 3,23), nessuno escluso. Per questo motivo la nostra vita oscura anziché rivelare la «gloria di Dio» (3,23). L'apostolo non gira attorno al problema: siamo peccatori, sbagliamo obiettivo, manchiamo il bersaglio, costruiamo sulla sabbia, non siamo capaci di mettere in pratica i comandamenti e la volontà di Dio. Ciò nonostante Dio ci ama e per dircelo ha offerto la sua vita sull'altare di una croce. Così, anche se tutti siamo incapaci di obbedire e osservare, il suo amore ci salva, facendoci diventare tutti «giustificati gratuitamente per la sua grazia» (3,24). 

BELLI SOLIDI

Se Dio ci ama e ci ama così tanto, allora possiamo guardare con fiducia e simpatia alle cose che ci chiede di fare, al mistero della sua volontà. Perché quando ci sentiamo amati, sorge spontaneo il desiderio di corrispondere e di realizzare il desiderio dell'altro. Qual è dunque il problema? Perché non riusciamo ad investire le nostre energie per metterle a disposizione di Dio e dei suoi imperscrutabili disegni? C'è un problema: la volontà di Dio è gratis, accessibile, disponibile alla nostra intelligenza e alle nostre forze, noi però dobbiamo affrontare la fatica di comprenderla, accoglierla e viverla. Un percorso per nulla scontato. Soprattutto perché Dio ci educa a farlo nella libertà.


Il primo passo da compiere è cercare la sua volontà con una disponibilità gioiosa e aperta. Il termine volontà potrebbe essere meglio tradotto infatti con desiderio. Ora, se Dio affida il suo desiderio a noi, lasciandoci liberi di metterlo in pratica, dobbiamo anzitutto riconoscere che questo è un gesto di straordinaria fiducia e stima nei nostri confronti. Dio potrebbe compiere da solo i suoi desideri, mettere in atto la sua volontà senza chiederci nulla. E invece ci vuole liberi e partecipi davanti a lui, pienamente capaci di condividere la vita con lui. Poi dobbiamo cercare di elaborare e definire qual è il suo desiderio nei nostri confronti, nel tempo e nello spazio in cui viviamo. La volontà di Dio non è uno schema rigido e complicato di regole da osservare, ma uno Spirito vivo e creativo, che sempre desidera realizzare le opere della giustizia e dell'amore. Per sintonizzarci con questa volontà abbiamo certamente dei punti di riferimento da cui partire: il Vangelo, il Magistero della Chiesa, la celebrazione dei sacramenti. Ma la fonte più importante è il nostro cuore dove la voce di Dio risuona personalmente e ci comunica il suo desiderio per noi. Per riconoscere che cosa il Signore dice al nostro cuore occorre coltivare la propria vita interiore, affrontando la fatica di leggere la Parola di Dio, interpretarla, meditarla lasciando che che illumini le situazioni concrete della nostra vita. Certo nel Vangelo non troviamo tutte le risposte alle nostre domande, però troviamo la luce necessaria per capire il senso delle cose che viviamo. Ad esempio le «parole» (Mt 7,24) che possiamo ascoltare e non mettere in pratica – di cui parla oggi il Vangelo – si riferiscono al cosiddetto 'discorso della montagna', dove Gesù ci ha lasciato insegnamenti di fuoco: «Beati i poveri in spirito...» (5,3), «Chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto al giudizio» (5,22), «Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello» (5,24), «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (5,28), «Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra» (5,39), «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (5,44), «Non accumulate tesori sulla terra» (6,19) , «Non affannatevi di quello che mangerete o berrete e neanche per il vostro corpo di quello che indosserete» (6,25), «Non giudicate» (7,1) «Siate perfetti» (5,48). In questi insegnamenti non c'è la risposta a tutte le nostre domande, però c'è uno stile di vita molto chiaro e preciso: l'amore verso Dio e l'amore verso i fratelli, senza riduzioni, praticato con tutto il cuore. Noi dobbiamo solo avere il coraggio di guardarci davanti a questo specchio e decidere che cosa siamo disposti a vivere di questo sogno di Dio. I santi sono le persone che hanno creduto alla parola del Vangelo, per questo l'hanno messa in pratica. Non erano persone speciali e migliori. Hanno costruito la loro vita sulla roccia della parola di Gesù. Anche noi possiamo farlo. Facciamo una verifica: quali scelte recenti abbiamo fondato sull'ascolto della Parola di Dio? Quando abbiamo messo in pratica i suoi insegnamenti dopo aver ascoltato, riflettuto e pregato? Gesù è molto onesto: non ci dice che fondandoci su di lui si evitano i venti e le tempeste. La vita fondata sulla roccia della Parola non è una vita comoda, semplificata o raccomandata, ma semplicemente rocciosa! Una vita bella, piena di senso, riuscita. 


Certo vivere così è faticoso! Affinché la parola sia veramente il fondamento delle nostre azioni occorre scavare in profondità, affrontare la fatica di leggerla, capirla, meditarla. La volontà di Dio la possiamo scoprire solo attraverso un difficile cammino nel buio, incontrandola dentro i nostri sogni, la nostra fantasia, i nostri desideri! È molto più semplice venire a Messa, pagare l'otto per mille per la Chiesa cattolica, non dire le parolacce, non guardare brutti programmi alla televisione. Però essere discepoli di Gesù è un altra cosa: significa offrirgli tutta la nostra vita, non limitarsi a fare due o tre cose per lui. Il desiderio di Dio è che tutta la nostra umanità sia stabilita sulla roccia sicura della sua parola. Quando ciò avviene, non importa quello che stiamo facendo: sia che puliamo un bagno, sia che facciamo un discorso alle Nazioni Unite, noi stiamo collaborando con Dio, il nostro cuore è in pace. Dio ci conosce e noi conosciamo lui. Questa, in fondo, è la volontà di Dio: che la nostra vita sia solida, piena, antisismica. Siamo liberi di accogliere e vivere questo suo desiderio che sarà la nostra gioia. Approfittiamo senza malizia di questa gratuita libertà!


Commenti

donambro ha detto…
Complimenti, fra Roberto per i contenuti del tuo blog, è un impegno serio e bello al servizio della parola di Dio.
Io sono un fidei donum "varesotto" in Perú, ti leggerò spesso.
Qui abbiamo fatto un sito web locale: http://www.huacho.info