VI Domenica di Pasqua – Anno A

Letture: At 8,5-8.14-17 / Sal 65 / 1Pt 3,15-18 / Gv 14,15-21


QUESTIONE DI AMORE



L'amore di Dio è un dinamismo in due tempi. Così, semplicemente, potremmo riassumere il senso delle letture di questa sesta domenica di Pasqua, tutte dominate dalla figura invisibile e invincibile dello «Spirito Santo» (At 8,17), il «Consolatore» (Gv 14,16), lo «Spirito della verità» (14,17) che ha «reso vivo» il «Cristo» (1 Pt 3,18) e rende viva la «speranza» (3,15) che è in noi, grazie al Battesimo. Il percorso che l'amore di Dio deve compiere in noi sembra necessariamente aver bisogno di due momenti distinti, per poter giungere a pienezza, nel rispetto assoluto della nostra libertà.


In due tempi

La prima consolazione che Dio ci ha donato e ci dona è il suo Figlio, la Parola di verità e di amore che è all'origine della vita del mondo. Ne hanno fatto esperienza i primi discepoli, affascinati dalla predicazione e dalla vita del Nazareno. Poi la rivelazione di Gesù ha rallegrato il cuore dei discepoli della 'seconda ora', quelli ai quali giunse l'annuncio evangelico dopo la Pentecoste, come ci racconta il libro degli Atti: «Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città» (At 8,5-8). Anche per noi il Figlio di Dio resta la prima consolazione, dal momento che possiamo dirci e considerarci cristiani nella misura in cui abbiamo vissuto un'esperienza grata di incontro con la parola del Vangelo e con il volto di Dio che essa ci rivela.


Dopo aver incontrato la verità e la bellezza del Vangelo, rimaniamo ancora a metà strada. Certo la notizia dell'amore di Dio ha illuminato le nostre tenebre. Certo il senso della sua presenza ha cancellato la solitudine nei nostri giorni. Certo la fiducia che infonde nel cuore la gioia di scoprirsi amati e chiamati per nome guida ha reso più saldi i nostri passi. Tuttavia resta una mancanza, perché il Signore dopo un po' di tempo smette di stare con noi nel modo con cui ne abbiamo fatto esperienza. «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più» (Gv 14,19), dice il Maestro Gesù alla vigilia della sua Passione. Mentre Luca osserva che lo «Spirito Santo» (At 8,15) «non era ancora sceso sopra nessuno» (8,16) di coloro che avevano «accolto la parola di Dio» (8,14). Quindi viene Gesù e dopo di lui viene lo Spirito. Perché? Perché Dio vuole essere liberamente scelto e ricambiato e, dunque, deve allontanarsi da noi per restituirci alla nostra completa libertà. Inoltre perché Dio desidera essere amato e non servito, e lo Spirito è l'amore stesso di Dio.


Così si compie e così comincia la vita cristiana adulta, nella gioiosa scoperta che il rapporto con Dio deve, ad un certo punto, diventare amore. Amore libero, adulto, responsabile. Il Maestro non ha paura di rivelare questa stupenda prospettiva ai suoi discepoli: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15). L'osservanza dei comandamenti non è più il requisito per essere accolti davanti al suo volto, ma il frutto dell'amore che riceviamo nell'essere accolti dal suo cuore pieno di misericordia. Per questo il nostro cammino come discepoli conosce e ammette molte pause, durante le quali è indispensabile ritrovare e invocare lo Spirito della «speranza» (1Pt 3,15) che non ci lascia «orfani»  (Gv 14,18) in questo «mondo» (14,19), ma ci aiuta a fare ogni cosa «con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» (1Pt 3,15-16), dandoci la forza di «soffrire operando il bene piuttosto che fare il male» (3,17). Per essere buoni cristiani non dobbiamo aspirare ad una perfezione morale, ma ad un amore sempre più vivo e vero nei confronti del Signore Gesù che ci illumina con la sua parola di verità e, successivamente, si allontana da noi per donarci lo Spirito di vita. Sotto la guida dello Spirito il nostro cuore cammina e cresce nell'amore regalandoci l'esperienza più bella che la vita in questo mondo possa concederci: «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21).


In due

Lo scorso fine settimana ho avuto il piacere di accompagnare alcune coppie (fidanzate e sposate) in un ritiro organizzato dalle suore operaie di Brescia. Al termine dei tre giorni vissuti insieme, nella preghiera, nell'ascolto della Parola di Dio e della condivisione fraterna, ho chiesto loro di scrivere le motivazione per cui desiderano continuare il loro percorso d'amore insieme al Signore. Lascio alle loro parole, semplici e profonde, la conclusione di questa riflessione domenicale.


Ci siamo sposati nel nome del Signore perché sappiamo di non essere soli nelle difficoltà di costruire il nostro amore, con lo stimolo e l'esempio di annullare i nostri due 'io' per farne uno solo più grande.


Ci vogliamo bene nel Signore perché ci ha pensati insieme per essere segno del suo amore, testimoniando il Vangelo nel mondo. PS: Non possiamo più stare senza di Lui!


Abbiamo riconosciuto l'impronta di Dio nel nostro incontro. Vorremmo diventare tessere del mosaico del volto di Cristo, composto dai nostri due volti. Scegliamo di puntare in alto, perché il nostro cammino possa diventare sacro e per testimoniare la meta del nostro amore senza parola. La forza della croce ci renda umili, mansueti e santi per fare ciò che lui vorrà. Controcorrente.


Ci amiamo e ci siamo sposati perché ci piaceva e ci piace sempre pensare che con il sacramento del matrimonio attraversiamo ogni giorno una porta molto ordinaria che è quella di chi si consegna all'altro, attraverso il dono dell'amore che è il già e non ancora, avviene è a venire, inizio e non risultato, è cammino di gioia insieme.


O Signore, che gioia scoprirti nello sguardo dell'altro, sapere che il nostro amore deriva da te, e grazie a te si diffonderà agli altri. Grazie per questo dono immenso, grazie perché ci chiedi di testimoniarlo, nonostante le nostre debolezze, ai fratelli che oggi incontreremo.


Ci siamo sposati nel Signore per condividere le fatiche e le sofferenze, moltiplicare le nostre gioie e le grazie che ogni gesto che compiamo per amore ci permette di ricevere e di donare a chi vede in noi uno specchio che riflette l'amore di Dio.


Signore, grazie! In questi giorni ci hai regalato momenti bellissimi e ci hai aiutato a riscoprirci ancora una volta doni l'uno per l'altra. Per questo diciamo sì al nostro matrimonio davanti a te. Solo così ci sentiremo ancora più forti del nostro volerci bene e nel nostro volerci bene.


Ci siamo sposati perché in due meglio si gioisce, meglio si soffre, meglio si affrontano le difficoltà, meglio si prega. Grazie, Signore, di averci fatti incontrare, perché in due è... meglio!


Commenti

Anonimo ha detto…
viva l'amore unica rivoluzione!
ciao fraticello
paolo e francesca
Anonimo ha detto…
Bellissima questa riflessione e soprattutto bellissimo sapere che ci sono ancora coppie giovani che scoprano il dono del sacramento del matrimonio. E' davvero una grazia avere al proprio fianco un uomo o donna che abbiano la stessa convinzione di fede. Così si è tutt'uno e più forti! Grazie Signore!
Anonimo ha detto…
Gesù ci ricorda che prima di conoscere bisogna vedere.
Vedere con gli occhi del cuore che danno luce alla mente.
Ne sono testimoni, le coppie di fidanzati e sposati che tu, Fra Roberto hai avuto il piacere di accompagnare e loro l'onore di seguirti.
Scegliendo di stare all'ascolto della parola,nella preghiera e nella condivisione si sono curati di vedere con gli occhi e sentire con il cuore la presenza dello Spirito; le bellissime motivazioni
che hanno espresso, sono la conferma della "Sua" presenza.

Voglio condividere con te Fra Roberto ( anche se abbiamo già avuto modo di sentirci), e con le altre coppie, anche la nostra esperienza di coppia.
La settimana scorsa, nella nostra parrocchia, sono state organizzate e si sono svolte le tre giornate di fraternità per coppie di sposi giovani e non.
Sono stati giorni di "Grazia",
intensi se pur brevi, ma molto significativi per il cammino di coppia, di ciascuna coppia.
Il Signore Gesù si è accostato a noi sposi, ha camminato con noi lungo la strada, ha preso il nostro passo. Egli è Dio con noi.
Dentro il nostro cuore, ci portiamo
l'impegno di rinnovare il nostro amore giorno per giorno, senza farlo mai invecchiare; consapevoli e certi che il Signore è sempre con noi e ogni giorno dona la
"Sua Grazia", qualunque siano le condizioni di morte in cui ci troviamo.
Desidero concludere, con questa commovente preghiera, avuta in dono e che ora dono a voi carissime coppie.
Maria Teresa e Fabiano

Preghiera degli sposi Cristiani

"Signore,ti ringraziamo per averci dato l'amore.
Ci hai pensato insieme prima del tempo, e fin d'allora, creandoci l'uno per l'altro, ci hai amato così. Il nostro amore è nato dal Tuo, immenso, infinito!
Che il nostro amore resti sempre una espressione genuina del Tuo.
Che l'ansia e il gusto di sentirci vicini non attenui mai il sapore della Tua amicizia. Che il reciproco godimento delle cose belle, che tu stesso hai posto in noi, non ci allontani da te e dal fascino della tua infinita bellezza. Se per errore o malinteso affetto, un giorno ci staccassimo da te e dalla Tua chiarezza, facci sentire il vuoto e la sofferenza della Tua lontananza.
Signore, che di noi tutto conosci,
fa che noi pure ci conosciamo profondamente.
Che le asprezze dell'indole, gli inevitabili malintesi, le indisposizioni incontrino in ciascuno di noi la generosa e cortese volontà di sacrificio, di comprensione e di perdono.
Aiutaci, Dio della vita, a comprendere le responsabilità della generazione; donaci chiarezza nelle scelte procreatrici, e fa che, in queste,
sia chiara la volontà di gettare nel solco della vita nuove menti che conoscano Te e nuovi cuori che amino Te. Fà che, nell'opera della loro formazione, sappiamo raccogliere con umiltà messaggi ed esigenze, per portarli verso di Te con dolcezza e autenticità di forme, nel pieno rispetto della loro libertà.
Concedi che un giorno, come "insieme" ci hai uniti nel tempo, possiamo godere "insieme" la felicità senza tramonto che ci hai preparato unitamente a coloro che nella libertà e nel tuo nome avremo generato. Amen.".