IV Domenica di Pasqua – Anno A

Letture: At 2,14.36-41 / Sal 22 / 1Pt 2,20-25 / Gv 10,1-10


QUESTIONE DI PORTA



In questa quarta domenica di Pasqua il Signore risorto si presenta a noi «a voce alta» (At 2,14) attraverso la «similitudine» (Gv 10,6) del pastore capace di condurre le nostre «anime» (1Pt 2,25) verso l'«abbondanza» (Gv 10,10) «della vita» (colletta) e della «giustizia» (1Pt 2,23).


Fuori

La prima cosa che un pastore autentico deve fare è condurre le pecore «fuori» (Gv 10,3) dal «recinto» (10,1), affinché possano pascolare nella libertà e nella responsabilità. Gesù nel Vangelo si presenta come il «pastore delle pecore» (10,2), differenziandosi da chi, entrando «nel recinto» non «per la porta» ma «da un'altra parte» in realtà non è pastore, ma «ladro e brigante» (10,1). Gesù sta rimproverando la classe religiosa del suo tempo (gli scribi, i farisei, i sacerdoti) dicendo loro: avete messo il gregge di Israele in un recinto fatto di prescrizioni, di regole e di pesi, così le pecore di Dio sono diventate dei pecoroni che obbediscono senza riflettere e che camminano senza alcuna direzione; non vi interessa davvero cosa vive la gente, voi la usate e poi la giudicate; ma la gente non vi ascolta più, non ha più fiducia in voi. L'umanità, ieri come oggi è arci-stufa di mercenari, ladri e briganti che si presentano sotto l'apparenza di guide sapienti ed altruiste. La gente vuole ascoltare parole di vita autentiche, pronunciate con amore e passione. Come quelle del Signore Gesù, come quelle dell'apostolo Pietro, il quale dopo aver ricevuto il perdono e lo Spirito del Signore ha cominciato a comportarsi come pastore saggio, capace di ferire ma anche di guidare i suoi fratelli della «casa d'Israele» (At 2,36) fuori dalle loro chiusure e dai loro peccati. Il pescatore di Galilea è ormai diventato pescatore di uomini: «Quel giorno si unirono a loro circa tremila persone» (2,41). 


Dentro

È bello essere guidati fuori dagli schemi religiosi che ci disumanizzano. È liberante essere condotti lontano dai sensi di colpa che ci paralizzano e ci angosciano. Ciascuno di noi ha avuto esperienza di quanto sia indispensabile la guida di un Dio che ci insegna a camminare verso la nostra verità. Ciò nonostante, in quanto esseri nobili dotati di libertà, siamo anche un tantino allergici ad un eccessivo controllo sulla nostra autonomia di scelta e di decisione. Quando qualcuno – Dio compreso – cerca di comandarci troppo, oppure di persuaderci con eccessiva insistenza, cominciamo a non ascoltarlo più. Infatti dopo che Gesù ha parlato di sé come un pastore, la gente si scollega e non riesce più a seguire il filo del ragionamento: «Essi non capirono che cosa significava ciò che (Gesù) diceva loro» (Gv 10,6). Il Maestro, infinitamente paziente, cambia immagine e continua ad insegnare: «Io sono la porta delle pecore». Interessante: il Signore è vicino a noi come un pastore, ma distante come una porta. Che cosa significa? Che cosa vuol dire che il Signore risorto è per noi una porta che ci conduce alla vita? Significa che il modo con cui Gesù ci guida è, in un certo senso, a distanza. Dopo aver dato la sua vita per noi, il Signore non intende, né pretende farci da padrone, ma vuole più amabilmente essere il «custode» delle nostre «anime» (1Pt 2,25). Non ci ha lasciato ordini perentori e fardelli insopportabili, ma «un esempio», affinché noi possiamo seguire le sue «orme» (2,21). Il modo con cui il pastore Gesù ci guida è ben diverso da quello utilizzato da quei dispositivi satellitari che ormai illuminano gli abitacoli delle nostre automobile, i quali ci dicono: svolta a destra, alla rotonda prendi la seconda uscita, ecc. Il Signore morto e risorto sta davanti alla nostra libertà come una porta che da lontano chiede di essere prima riconosciuta, poi aperta e infine attraversata. Con una sola pretesa: essere l'autentica porta che conduce alla vita vera, a differenza di tutte le altre.  Purtroppo non sempre siamo capaci di riconoscere questa porta. Ci lasciamo sedurre da altre porte, apparentemente più belle e solide. Quella di Cristo è una porta umile, povera, che ci conduce all'amore e al servizio: «Cristo patì per voi... insultato, rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta» (2,22-23). Quando però impariamo a riconoscere la porta di Cristo e ad attraversarla ci accorgiamo che essa è la sola che ci fa entrare nella gioia e nella pace, perché ci conduce a diventare finalmente noi stessi.


Chiamati a vivere

Chi passa per Cristo trova la vita. La sua vita, la sua strada, la sua vocazione. Fino a quando non abbiamo capito che tessera siamo nel grande mosaico di Dio siamo tristi e facili prede dei «ladri» e dei «briganti» (Gv 10,8). Il Pastore buono invece ci conosce e chi chiama «per nome» (Gv 10,3), perché sin dall'eternità ha scolpito il nostro volto nel suo cuore. La sua voce ci ricorda che siamo pezzi unici, non fotocopie. Per ciascuno di noi esiste un misterioso progetto di vita e di felicità che si va compiendo lungo la storia. Ogni uomo e ogni donna è una tessera insostituibile nel grande mosaico di Dio, che rivela al mondo un tratto del suo meraviglioso volto.  Se abbiamo scelto il matrimonio siamo chiamati a mostrare al mondo che l'amore di Dio è indissolubile e fedele. Se ci siamo consacrati a Dio possiamo dire con la nostra vita che Dio esiste ed è tutto. Se siamo single possiamo mostrare che l'uomo non è mai solo, perché Dio è con noi. Se stiamo ancora cercando il nostro posto nel mondo possiamo comunque annunciare che «chi cerca il Signore non manca di nulla» (Sal 33,11). Se infine ci abbiamo provato, ma è andata male possono essere le nostre ferite, che portiamo nel cuore a causa dei progetti infranti, a raccontare al mondo il mistero della Croce del Signore.


Senza illusioni, né delusioni

Se le cose stanno così, se siamo guidati da un pastore autentico che ci fa passare attraverso di lui e ci conduce alla vita, allora non rinunciamo a costruire con evangelico ottimismo un mondo migliore. L'occasione momentanea e tutta italiana oggi (e domani) ci è offerta dalle elezioni politiche. Non sembra facile per noi cristiani fare una scelta elettorale che ci soddisfi pienamente: mancano riferimenti forti e precisi. Non sembra tuttavia impossibile formulare una scelta con coraggio e intelligenza, affrontando la fatica di riflettere, valutare ed esprimere una preferenza, nella libertà e nella responsabilità. Andiamo dunque a votare, senza illusioni, né delusioni che possano pregiudicare la libertà di esprimere democraticamente il nostro parere politico. Non ci aggreghiamo al coro dei pecoroni brontoloni, a cui non va mai bene niente. Sappiamo che il clima è così così, ma forse ci rappresenta. Confidiamo nella possibilità che le cose possano e debbano andare sempre meglio, dal momento che questo mondo, agitato e confuso, Dio lo ha già salvato. A noi però spetta solo (!) il compito di dargli una mano. Con umile, immensa fiducia.


Commenti

Anonimo ha detto…
tante volte mi spaventa non sapere dove mi condurrà la vita, mi spaventa il buio e la possibilità di smarrirsi e di soffrire, come se fosse la sola cosa certa... oggi chiedo a Dio la stessa tranquillità di quelle pecore che seguono il pastore, non si preoccupano, certe che lui conosce la strada e le porterà a pascoli di bene e di gioia. perciò, Signore Gesù, cammina innanzi a me, conducimi e troverò la vita, in abbondanza.
monica
Anonimo ha detto…
Che Dio mi dia la forza di alzare lo sguardo verso la sua verità.
Che Dio mi dia la volontà di smettere di mangiare l'erba del mio cammino
Che Dio mi dia la forza di nutrirmi del suo amore
Che Dio mi dia la forza di chiamarlo per nome e di seguirlo con fiducia
Anonimo ha detto…
Cristo, tu sei una porta stretta, seguirti comporta non pochi sacrifici, rinunce e non poche volte per la tua causa ci troviamo a lottare a mani nude.

Ma Tu! Cristo e Signore
per ciascuno di noi
hai sofferto e sei morto per noi!
Tu hai dato "tutto" te stesso
hai dato la "tua vita" per noi.
Questa è Verità! E' la risposta
unica a tutti i nostri dubbi.

Cristo è la nostra porta.
Cristo è la nostra guida.
Cristo è il nostro sentiero sicuro
di tutti i giorni nel positivo e nel negativo, nelle vicende lieti e tristi.
Crediamo in Lui il Cristo! Fidiamoci di Lui il Cristo!
che è risorto e autore
della vita, della nostra vita.