Lunedì della V settimana - Tempo di Quaresima

Letture: Dn 13,passim / Sal 22 / Gv 8,1-11


SENZA CONDANNA



Le letture di oggi ci raccontano due storie solo apparentemente molto diverse. Nella prima una donna ingiustamente accusata viene giustamente assolta; nella seconda una donna giustamente accusata viene ingiustamente assolta dalla misericordia del Signore Gesù. La prima racconta il valore eterno della «Legge» (Gv 8,5), la seconda l'infinita grazia del perdono che ci fa trasforma in «creature nuove» (colletta) capaci di «non peccare più» (8,11). 

La quaresima è un tempo privilegiato per ricondurre il nostro cuore a vedere le cose in una più grande logica di amore che trova in Cristo la fonte e la misura del suo essere e del suo agire. Certo nelle nostre relazioni quotidiane non possiamo che cercare di praticare la giustizia, osservando le regole e aspettandoci dagli altri lo stesso sincero impegno. Purtroppo il più delle volte «solo in apparenza» (Dn 13,5) riusciamo ad essere davvero giusti. Afferrati spesso da «un'ardente passione» (13,8) per cose inutili o dannose, capita anche a noi di perdere «il lume della ragione», di distogliere «gli occhi per non vedere il cielo e non ricordare i giusti giudizi» (13,9) e quindi di compiere il male. Per liberarci dal senso di colpa o per sfogare la rabbia di non essere riusciti a possedere l'oggetto delle nostre brame, giudichiamo e condanniamo, come fanno i due anziani che si rivelano assolutamente mancanti del «dono dell'anzianità» (13,50), cioè della sapienza. Il loro complotto nei confronti di «Susanna», donna «di rara bellezza e timorata di Dio» (13,2) fallisce perché il giovane Daniele mosso dal «santo spirito» (13,45) di Dio smaschera il loro «falso» (13,49) giudizio, valutando separatamente le loro accuse.

Questo coraggioso modo di «indagare la verità» (13,48) mette forse in discussione anche quei giudizi che noi ogni giorno formuliamo e portiamo dentro il cuore. Se avessimo il coraggio di valutare singolarmente i capi d'accusa con cui abbiamo già condannato tante persone e situazioni, forse ci accorgeremmo di avere nel cuore molte «sentenze ingiuste» (13,53). Se poi provassimo a confrontarci con la giustizia più grande che il Maestro Gesù ha insegnato e vissuto potremmo addirittura far uscire tutto il veleno e la presunta verità delle nostre accuse, evitando che il nostro cuore diventi, col passare degli anni, «invecchiato nel male» (13,52), cioè radicato nella cattiva abitudine di guardare la vita senza misericordia. Questo modo di vivere, essendo fondato sulla menzogna e sulla falsità, ci spacca «in due» (13,55) e ci fa gustare «la medesima pena alla quale» vogliamo «assoggettare il prossimo» (13,61).

Tutto diverso è lo sguardo che il Signore Gesù riesce ad avere nei confronti di una donna senza nome che ha oggettivamente trasgredito la legge, perché «è stata sorpresa in flagrante adulterio» (Gv 8,4). In lei mancano le virtù di purezza e giustizia della bella Susanna, tuttavia è sufficiente una parola del Maestro per rivelare quanto sarebbe ingiusto che qualcuno mettesse in pratica nei suoi confronti un giudizio di condanna. «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» (8,7), dice Gesù agli uomini che stanno dimenticando un tratto essenziale del Dio che credono di conoscere e difendere: la misericordia infinita. 

Certo, non possiamo non giudicare. Ma non possiamo nemmeno escludere la misericordia tra i criteri del nostro giudizio, perché sembra proprio che agli occhi del Signore non ci sia colpa più grande che accusare il proprio fratello. La parola del Vangelo ci lascia tutti senza giustizia e senza condanna: «Va' e d'ora in poi non peccare più» (8,11).


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