Venerdì della I settimana - Tempo di Quaresima

Letture: Ez 18,21-28 / Sal 129 / Mt 5,20-26


SENZA GIUDIZIO



È proprio un grande mistero il sospetto che pregiudizialmente nutriamo e segretamente coltiviamo nei confronti di Dio. Non ci sembra «retto» (Ez 18,25) il suo modo di agire!  Non ci sembra in favore della vita il suo sguardo sull'umanità! Se volessimo essere sinceri fino in fondo potremmo addirittura riconoscere che ci sembra persino sadica la sua scelta di permettere che il male e la sofferenza siano presenti nella vita del mondo.


Il Signore sa perfettamente che questi pensieri ribollono nel nostro cuore. Già attraverso i profeti cercava di intercettare lo scandalo presente nel nostro pensiero, invitandoci a riflettere e ad allargare lo sguardo: «Forse che io ho piacere della morte del malvagio o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?» (18,23). Quello che a noi pare un comportamento scorretto e incline alla condanna, è semplicemente il rispetto infinito e amorevole che Dio ha per la nostra libertà: «Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commessa. E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso» (18,26-27). Dio non è un giudice che si sveglia con la luna storta, ma il nostro fedele alleato, che cammina al nostro fianco nella speranza che di noi si possa dire: «Egli vivrà, non morirà» (18,21).


L'incubo di un Onnipotente lunatico e cattivo si infrange inesorabilmente contro gli scogli della Parola di Dio, che libera i nostri preconcetti dalla loro arroganza. Dio è molto elastico, perché ricco di misericordia, Siamo piuttosto noi che congeliamo con estrema facilità la nostra vita e gli altri dentro spietati e paralizzanti giudizi. 


Oggi siamo invitati a togliere il giudizio che blocca l'espansione della vita. Il Maestro Gesù ci insegna che per farlo non è sufficiente evitare le sentenze clamorose; altrimenti restiamo fuori dal «regno dei cieli» (Mt 5,20), anche se magari sembriamo persone devote e ben educate. Occorre esercitare l'iniziativa scomoda della riconciliazione: «Se ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello» (5,23-24).


La quaresima è il tempo per ricordarci che siamo tutti in cammino verso la terra promessa e lungo questa «via» (5,25) di esodo e di guarigione, il «comune impegno» (colletta) dei discepoli deve orientarsi soprattutto a purificare il cuore e il volto da ogni giudizio che, come una velenosa freccia, impedisce al fratello di ritrovare il «piacere» della «vita» (Ez 18,23).


Siamo ancora in conversione, siamo ancora in cammino; c'è tempo per il cambiamento. Non assecondiamo ingenuamente la tentazione di rassegnarci di fronte al limite che si impone quotidianamente davanti al nostro sguardo. Dobbiamo combattere senza tregua contro quella tendenza a etichettare noi e gli altri con gli stereotipi dei buoni e dei cattivi. C'è sempre un residuo di potenzialità in ciascuno di noi, fino alla fine. Da questa speranza, Dio mai si allontana. E così ci ridona continuamente l'offerta della vita. Ci ripassa la palla, anche se noi a bordo campo abbiamo il cuore ormai avvolto dalla tristezza e dalla paura.


Commenti

Anonimo ha detto…
ok, faccio silenzio,
il Tuo Disegno non e` nelle mie mani.
Anonimo ha detto…
Quanto è difficile non giudicare, non dare un'etichetta anche al nostro fratello che può averci fatto del male... Oggi porterò questo davanti all'altare, lo lascerò nelle Tue mani e .. fai Tu!