Sabato dopo le ceneri - Tempo di Quaresima

Letture: Is 58,9-14 / Sal 85 / Lc 5,27-32


CON DELIZIA



Ci fa bene ascoltare la perentoria risposta che Gesù rivolge ai farisei e ai loro scribi, che mormoravano davanti alla sua scelta di sedere «a tavola» (Lc 5,29) con «i pubblicani e i peccatori» (5,30): «Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a conversione» (5,31). Ci ricorda che la conversione a cui tende il cammino quaresimale è alla gioia e alla potenza di Dio. I quaranta giorni che viviamo non ci servono per riparare «brecce» e restaurare «case in rovina» (Is 58,12) con le nostre forze, ma per abbandonarci al dono di Dio, il quale con estrema naturalezza vuole trasformare i nostri «terreni aridi»: «Sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono» (58,11). 


La Quaresima non è uno sforzo ascetico, ma un allenamento a lasciare che Dio si chini come un «medico» sul nostro «bisogno» (Lc 5,31) di essere amati e guariti, per poter anche fiorire a vita nuova. Come Levi che, davanti allo sguardo del Signore Gesù, non esita a lasciare «tutto» (5,28), anche noi siamo invitati a ridurre il peso inutile delle nostre molteplici attività, spesso volte ad occultare quella «debolezza» (cf colletta) che ci portiamo dentro. Già il profeta Isaia raccomandava di non violare la fecondità del sabato, rinunciando a mettersi «in cammino», a «sbrigare affari» e a «contrattare» (Is 58,13). Solo così –  senza fare nulla –  possiamo gustare «la delizia nel Signore» (58,14).


Ridurre a «nulla» la nostra agitata operosità richiede attenzione e perseveranza. Nondimeno è il solo percorso che ci consente di entrare in una autentica preghiera che ci libera da noi stessi e offre al Signore la possibilità di toccarci nel profondo. Nella celebrazione del mercoledì delle Ceneri, Benedetto XVI ha detto parole illuminanti a questo proposito: «La vera preghiera non è mai egocentrica, ma sempre centrata sull'altro. Come tale essa esercita l'orante all'estasi della carità, alla capacità di uscire da sé per farsi prossimo all'altro nel servizio umile e disinteressato. La vera preghiera è il motore del mondo, perché lo tiene aperto a Dio. Per questo senza preghiera non c'è' speranza, ma solo illusione».


No ci illudiamo, dunque.

Preghiamo perché la Pasqua del Signore Gesù possa convertire in delizia di vita i nostri giorni.


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