Mercoledì della I settimana - Tempo di Quaresima

Letture: Gn 3,1-10 / Sal 50 / Lc 11,29-32


SENZA ALTRO SEGNO



Come non servono molte parole per pregare il Padre, così non sono necessari troppi segni per convertire il nostro cuore e la nostra vita alla parola del Vangelo. La voce del Signore Gesù è tagliente e perentoria oggi e pone la scure alla radice dell'indolenza che rallenta sempre il nostro cammino di conversione: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona» (Lc 11,29).


C'è una malvagità dentro la nostra attesa-pretesa di un segno che Dio vede benissimo e non giustifica. Probabilmente corrisponde a quella fragilità interiore che, come ieri ci ricordavano le Scritture, riempie la nostra preghiera di troppe parole, inutili e dannose. Oppure, meno innocentemente, si identifica con la superficialità con cui assumiamo ciò che ormai appare evidente davanti ai nostri occhi: la stupenda realtà dell'amore di Dio e la nostra triste situazione di peccatori che manifestano ogni giorno una «condotta malvagia» e si ritrovano tra le «mani» una certa dose di «violenza» (Gn 3,8).


Per decidere di amare di più non ci servono troppi segni. Anzi, un'eccessiva esposizione all'amore di Dio potrebbe addirittura giocare a favore di un disimpegno. Invece è necessario che noi ci guardiamo con onestà e decidiamo se questo amore siamo disposti ad accoglierlo e metterlo in pratica nei rapporto che quotidianamente abbiamo la possibilità di vivere. 


La conversione al Vangelo si gioca all'interno di questa dialettica di segni, che devono essere chiari, ma non numerosi. Dietro la nostra ricerca spasmodica di ulteriori prove e conferme, si nasconde in realtà la difficoltà di esercitare fino in fondo il rischio della nostra libertà, la paura di modificare decisamente la direzione di marcia dei nostri passi.


Ammettiamolo: nella conversione esiste una difficoltà che è tutta dalla nostra parte! Non esiste alcun segno che possa sostituirsi a quelle condizioni che solo noi possiamo offrire al Signore affinché operi un radicale cambiamento nella nostra vita. Dio potrebbe fare anche i fuochi d'artificio, ma le cose non cambiano finché non ci lasciamo mettere in discussione dalla sua parola, cominciando a chiederci: «Sono forse io?» (Mc 14,19). «Neanche se uno risorgesse dai morti» (Lc 16,31) cambierebbe qualcosa finché non siamo disposti a riconoscere che l'intervento di Dio è necessario «sì che noi non moriamo» (Gn 3,9).


Perché aspettiamo altro tempo per rendere meravigliosa la nostra vita? Oggi, possiamo scegliere e mettere in pratica la nostra conversione. Senza scuse. Senza rinvii.Non ci serve un altro segno dal cielo per realizzare gesti di giustizia e di carità. Noi invece possiamo diventare il segno di Dio e del suo amore. Oggi!


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