IV Domenica di Avvento – Anno A

Letture: Is 7,10-14 / Sal 23 / Rm 1,1-7 / Mt 1,18-25


GIUSTO E SOGNATORE



Così è l'uomo che attende e accoglie la venuta del Signore.

Così è stato Giuseppe, lo sposo di Maria.


Improvvisamente

La vita cambia. Qualche volta lo fa improvvisamente e per sempre. Molto spesso siamo noi uomini a combinare qualche pasticcio, facendo il male. Altre volte è Dio stesso che si stufa di non essere capito e amato e decide di offrirci un «segno» (Is 7,14) dal cielo.


Così ha fatto con il re Acaz, così ha fatto con il buon Giuseppe, lo «sposo» (Mt 1,19) di Maria.


Giuseppe era un semplice ebreo, della discendenza di «Davide secondo la carne» (Rm 1,3); faceva il falegname. Si era fidanzato con la ragazza più bella di Nazaret, Maria. Sognava di sposarla presto, mettere su famiglia, avere dei figli. Un uomo come tanti altri. Silenzioso e gentile; con i piedi per terra e il cuore rivolto al Dio di Israele, di cui conosceva bene la parola della Legge.


Un giorno però il Signore gli ruba la fidanzata: «Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo» (Mt ,18) e tutti i suoi progetti saltano per aria! Il Vangelo, lo sappiamo, non ama il gossip e non ci racconta molto della sua reazione quando viene a sapere il fatto. Non è difficile immaginare però che per Giuseppe fu come cadere in un pozzo oscuro, un momento difficilissimo di angoscia e perplessità. 


Che fare? Consegnare Maria per la lapidazione come prescriveva la legge di Adonai (cf Dt 22)? Oppure continuare a credere al volto di Maria, alla sua innocente bellezza?

Fare giustizia

Dopo notti insonni e lunghe preghiere, ha un'idea: «poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (Mt 1,19). Giuseppe mette da parte il suo orgoglio ferito, non rimugina troppo sulle sue paure e decide di coprire Maria davanti a tutti, assumendosi la paternità scandalosa senza celebrare il matrimonio.


La scelta di Giuseppe dice la sua grandezza d'animo, fondata sul rispetto della Legge, ma anche sull'attenzione al volto dell'altro. Giuseppe si rivela giusto perché profondamente umano; la sua giustizia guarda alla persona di Maria e non la sacrifica ad un'interpretazione letterale delle leggi in cui della persona si vede solo il peccato, la mancanza, l'errore.


Noi talvolta non abbiamo questa coraggiosa dolcezza e ci condanniamo, diventando meno giusti, perché meno umani. Dobbiamo fare molta attenzione al rischio di inumanità, che corriamo soprattutto noi credenti. Non di rado infatti, in nome di Dio o dei valori che la sua parola ci ha insegnato, corriamo il rischio di giudicare e condannare l'altro, senza alcuna misericordia.


A volte in famiglia, nei rapporti d'amore, in convento, nelle comunità parrocchiali, succedono le cose più brutte. Ci si dicono cose che non si direbbero nemmeno al peggior nemico!


Giuseppe tace, medita...


Sognare

...e dorme! Allora Dio gli allarga la visione, gli racconta il suo disegno: la vita nel grembo della sua sposa «viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20), secondo quanto i profeti avevano predetto nei tempi antichi. Giuseppe arriva a credere che Dio aveva deciso di diventare uomo per salvare il mondo «dai suoi peccati» (Mt 1,21). Davvero grande Giuseppe a comprendere, primo tra tutti gli uomini, questo grande mistero avvenuto in Maria: che la salvezza di Dio consiste nel suo essere pienamente e definitivamente con noi: vero uomo e vero Dio, «nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità» (Rm 1,3-4). Giuseppe intuisce che, nella bellissima umanità di Maria sua sposa, Dio sta finalmente realizzando il suo sogno. 


In un mondo disincantato e cinico, l'esperienza di Giuseppe ci ricorda quanto è importante il desiderio e il coraggio di sognare. Perché quando smettiamo di sognare siamo morti! Quando invece sogniamo in compagnia di Dio, non usciamo mai dalla realtà, piuttosto riusciamo a riprenderla in mano con gioia e libertà. Come fa Giuseppe, quando si sveglia e prende con sé Maria. Senza se e senza ma. Con silenzioso amore. 


Che bella quella mattina quando Giuseppe si svegliò presto, andò a comprare i pasticcini e citofonò a Maria per festeggiare l'inattesa gravidanza regalata da Dio! Con un sorriso sincero e il cuore ancora pieno di gioia e paura.


Che bello quando smettiamo di far sentire in colpa gli altri, di cercare il perché e – semplicemente – ricominciamo ad accoglierci con un bel sorriso; come se niente fosse accaduto! Quando riusciamo mettiamo da parte l'orgoglio ferito, lasciamo cadere a terra il pallottoliere, perché l'amore «non tiene conto del male ricevuto» (1Cor 13,5).


Generare

Così «fu generato Gesù Cristo» (Mt 1,18) duemila anni fa.

Così ancora oggi possiamo generarlo. Rimanendo giusti e umani quando la vita ci presenta improvvisi cambiamenti che non sappiamo capire, che facciamo fatica ad accettare. E poi, attraverso la preghiera, entrando nel sogno di Dio, imparando a credere che il suo nome e il suo desiderio non cambiano mai: «Emmanuele, che significa Dio con noi» (1,23).


Commenti

Anonimo ha detto…
Grazie! " Giuseppe"
Grazie! Per il tuo " silenzio" che viene rassicurato in sogno da un angelo del Signore.
Si sa, un sogno è soltanto un sogno, ma se in esso si muove un angelo, allora il cuore si fa più leggero e tutto diventa
possibile,anche divantare il padre legittimo del Figlio di Dio.
Anonimo ha detto…
"L'amore non tiene conto del male ricevuto".. quante cose il Signore riesce a dirci ogni giorno. E quanto sono vicine a noi. Grazie per le Tue parole Signore.
Unknown ha detto…
Signore, ti chiedo il conforto e il sollievo del riposo per i momenti difficili, come un bimbo piccolo e più che stanco che piange e si dibatte inutilmente peggiorando il suo malessere fino a che non si lascia calmare dall'abbraccio rassicurante e amorevole che lo fa scivolare nel sonno.
Solo questo abbandono nel riposo può aprirmi all'ascolto silenzioso e senza difese del sogno benedicente con cui Tu, Signore,mi racconti, a Tuo modo, la mia vita.
chiara2
Anonimo ha detto…
Giuseppe era giusto secondo la legge del Signore e non secondo quella di Mosè. Era giusto per quello che davvero conta: nell'amore.