II Domenica di Avvento – Anno A

Letture: Is 11,1-10 / Sal 71 / Rm 15,4-9 / Mt 3,1-12

 

VERO DESIDERIO



In questa liturgia domenicale, siamo aiutati dalla preghiera di colletta a rintracciare il filo rosso che percorre le Scritture e che vuol orientare i nostri cuori e le nostre preghiere verso il Natale del Signore.


"Dio dei viventi, suscita in noi il desiderio di una vera conversione…"

Sarà ancora Natale per noi cristiani del terzo millennio se desideriamo sinceramente un cambiamento profondo della nostra vita. Ci scuote la voce potente del Battista che «grida nel deserto» (Mt 3,3) della nostra secolarizzata società: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (3,2). Il suo grido sortì grande effetto; scrive Matteo che «Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (3,5-6). E su di noi che effetto ha questo grido al cambiamento profondo? La sua eco risuona ancora, perché non mancano profeti e testimoni anche nel nostro tempo, uomini e donne che con la loro vita ci mettono davanti ai nostri peccati e alle nostre debolezze, indicandoci senza drammi ma con estrema chiarezza che il mondo potrebbe andare meglio, se tutti facessimo bene la nostra parte.


Al tempo di Gesù non era scontato avere nel cuore un simile desiderio di cambiare e di impegnarsi maggiormente. «Molti farisei e sadducei» (3,7) venivano infatti apostrofati da Giovanni con parole brucianti: «Razza di vipere! […] Fate un frutto degno della conversione e non crediate di poter dire dentro di voi: 'Abbiamo Abramo per padre!'» (3,8-9).


Con quali sentimenti viviamo la nostra fede? Con la coscienza di chi si sente a posto? Oppure con l'ansia di chi si accorge di non essere ancora diventato conforme al sogno di Dio? Ci sono dei frutti che dicono – concretamente – il nostro desiderio profondo di cambiare la nostra umanità, di cooperare per una società migliore?

 

"… perché rinnovati dal tuo Santo Spirito sappiamo attuare in ogni rapporto umano la giustizia, la mitezza e la pace"

Nel Battesimo abbiamo ricevuto un meraviglioso dono, una grazia che vuole condurci a vivere la vita di Dio, che è l'amore. Questo Spirito in noi può fare cose grandi, nella misura in cui noi siamo disposti a farci plasmare dalla sua potenza che rinnova e rilancia la nostra vita.  Ci aiutano le parole sognanti del profeta Isaia, che immagina un «giorno» (Is 11,1) in cui l'umanità diventerà capace di «giudicare con giustizia» e di prendere «decisioni eque» (Is 11). Un modo molto diverso da quella nostra abitudine a giudicare «secondo le apparenze» e a «prendere decisioni per sentito dire» (11,3).


Quanti pettegolezzi inutili potremmo eliminare in questo Avvento! A quanti giudizi affrettati e superficiali potremmo rinunciare, anziché abbandonarci facilmente a quelle parole che creano pericolose distanze e congelano i rapporti tra di noi! Certo lo Spirito di Dio ci invita e ci abilita ad essere molto franchi tra di noi; liberi di correggerci a vicenda come il Germoglio di cui parla Isaia:  «Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio» (11,4). Ma questa franchezza non ci autorizza ad uccidere l'altro, e non va confusa con il fastidio che proviamo quando l'altro non è come noi lo vorremmo. Il verbo dell'incarnazione resta sempre quello dell'accoglienza piena e calda: «Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio» (Rm 15,7). Altrimenti restiamo lupi e agnelli che non riescono a dimorare insieme; non costruiamo il sogno di Dio e ritardiamo la venuta del suo giorno.

 

"… che l'incarnazione del tuo Verbo ha fatto germogliare sulla nostra terra"

Con il suo Natale Dio ha deciso di cambiare radicalmente la sua divinità assumendo la nostra umanità. Perciò la nostra umanità è stata arricchita di doni grandissimi, che possiamo imparare ad usare. Ci sono frutti da cogliere e da vivere sulla nostra terra; scelte coraggiose di bene e di giustizia che possiamo compiere e vivere con fedeltà a noi stessi e a Dio. Solo così possiamo prepararci a celebrare un vero Natale del Signore Gesù, boicottando quella fasulla operazione commerciale che riempie di luci le strade e le vetrine, e di illusioni i nostri cuori.


Il Natale non è il giorno in cui dobbiamo sforzarci di essere o sembrare più buoni, ma il momento bellissimo e drammatico in cui la nostra vita ritrova la coscienza di quanta fiducia Dio nutre ancora nei nostri confronti.


Una festa scomoda, che avviene nella misura in cui noi desideriamo portare a termine la nostra immagine e somiglianza con Dio.


Commenti

Anonimo ha detto…
Credo che ogni qualvolta che nel cuore di ciascuno di noi, nasce un vero desiderio di cambiamento della nosta vita, dobbiamo solo ringraziare il Signore. Egli, con il suo grande amore e pazienza nei nostri confronti, e nonostante le nostre resistenze a convertirci realmente, ci fa dono anche di tale desiderio. Certo, se fosse custodito anche da qualche creatura terrena, forse non si disperderebbe. Ti rendo grazie Signore perchè se non fosse per te sarei una creatura finita.
Anonimo ha detto…
"Se non vi convertirete, perirete tutti!" Ricordiamoci che la conversione è un dono, il più grande, il vero dono di Natale. Non esite un manuale e nemmeno un sito (magari quello c'è) che ci inondi di chiacchere sulla conversione. La dobbiamo chiedere a Colui senza il quale non possiamo fare nulla, con la certezza di non meritare alcunchè. Questo è il punto: la nostra parte, nella tragedia della vita, deve essere quella : convincerci che non abbiamo meriti e nemmeno scuse. Quanto è difficile però essere umili, umili per davvero. Ma ci tocca è il nostro vero impegno. E' l'augurio che faccio a me e a tutti.
Anonimo ha detto…
"Se non vi convertirete, perirete tutti!" Ricordiamoci che la conversione è un dono, il più grande, il vero dono di Natale. Non esite un manuale e nemmeno un sito (magari quello c'è) che ci inondi di chiacchere sulla conversione. La dobbiamo chiedere a Colui senza il quale non possiamo fare nulla, con la certezza di non meritare alcunchè. Questo è il punto: la nostra parte, nella tragedia della vita, deve essere quella : convincerci che non abbiamo meriti e nemmeno scuse. Quanto è difficile però essere umili, umili per davvero. Ma ci tocca è il nostro vero impegno. E' l'augurio che faccio a me e a tutti.