Feria del 20 dicembre – Tempo di Avvento

Letture: Is 7,10-14 / Sal 23 / Lc 1,26-38

 

FEMMINILE ADESIONE



Zaccaria e la sua incredulità (cf Vangelo di ieri) sono il simbolo di quella nostra umanità maschile e attiva che, pur credendo in Dio, deve accettare di entrare (e rimanere!) in una specie di vuoto interiore. Solo dopo questa purificazione la nostra sterilità può diventare quella fecondità femminile che i Sacri testi chiamano verginità e che oggi vediamo risplendere in una giovane fanciulla, «Maria» di «Nazaret» (Lc 1,26.27).


Dopo l’annunciazione solenne nel tempio, Dio manda il suo messaggero in una borgata insignificante del territorio di Israele, ad una donna adolescente, «vergine» e «piena di grazia» (1,27.28). Mentre Zaccaria si era dimostrato titubante ed incredulo di fronte al dono di Dio, Maria manifesta una cosciente disponibilità ad accogliere l’immensa proposta di un Dio che ha ormai perso la «pazienza» (Is 7,13), si è stancato di non essere capito e ha deciso di mostrare pienamente il suo volto d’amore.


Maria ha paura perché la parola dell’angelo è bellissima ma drammatica: ci sono grandi rischi ad accettarla! Chi potrà credere a questa scandalosa gravidanza? Come farà a spiegare l’iniziativa di Dio al suo sposo, Giuseppe? Maria rimane profondamente «turbata» (Lc 1,29) di fronte al saluto angelico. Tuttavia il timore non si chiude in sterile tristezza, ma diventa ricerca: «si domandava che senso avesse un tale saluto» (1,29). Allora Dio riesce a raccontare fino in fondo il suo sogno a questa adolescente, dicendole: guarda io non mi sono stancato di fare il bene, anzi desidero realizzare per l’umanità tutto il bene possibile e, se me lo permetti, vorrei farlo attraverso di te. Maria si fida; non mette in primo piano le sue umane paure, ma si lascia affascinare dalla bellezza del progetto di Dio. Convinta che Dio possa fare qualsiasi cosa, dice: ‘ci sto’, «Eccomi!» (1,38).


Forse è proprio questo stupore che abbiamo smarrito. Noi, vecchi cristiani, un po’ muti e imbarazzati davanti ad un mondo che sta provando a vivere senza Dio e ci sfida continuamente con i suoi potenti e seducenti idoli. Forse abbiamo smesso di ascoltare le parole del Signore anzitutto come una Buona Notizia, che vuole annunciarci l’imminente scelta di Dio di entrare nella storia e cambarla. Forse ci siamo così abituati al fatto che Dio sia con noi da non essere più nemmeno un po’ felici di questo. Forse non ci sembra possibile che solo così - restando con noi - Dio riuscirà a salvare noi e anche gli altri. 


E così siamo cristiani, certamente. Di noi il Signore è felice. Però ci manca la gioia del dire: «Eccomi»! 


Abbiamo ancora qualche giorno di silenzio e di preghiera per ritrovare il desiderio e la gioia di credere, l'ultimo, indispensabile ingrediente che ci manca, affinché il Natale che bussa e attende sia vero. Un vero Natale.


Commenti

Anonimo ha detto…
Pregare vuol dire aprire strade nuove davanti a noi,imprevedibili nei nostri pensieri, ma tracciati dalla provvidenza di Dio.
Pregare vuol dire percorrere con fiducia la strada dove Dio ha
lasciato le sue orme e giungere, seppure con fatica, a faccia a faccia con Dio.